La versione più nota dell’indiscusso capolavoro di Tiziano, Venere e Adone, è quella del Museo del Prado di Madrid, eseguita nel 1554 per il re di Spagna Filippo II, ma se ne conoscono molte altre varianti. A partire dalla discussione delle prime due versioni del soggetto, andate perdute, il saggio esamina per la prima volta e in maniera esaustiva la genesi della creazione di tutte le successive varianti, analizzandone gli elementi di continuità e le distinzioni e inserendole nelle corrette coordinate storiche e contestuali.
Seguendo un metodo di indagine dinamico e interdisciplinare, l’autore indaga inoltre quali furono le ragioni sociali e culturali che favorirono il successo del Venere e Adone. Attraverso l’osservazione delle opere di Veronese, Carracci, Rubens, van Dyck, Poussin, fino a Lemoyne e Picabia, il saggio dimostra infine come questa iconografia abbia continuato ad attrarre l’interesse di committenti e artisti nei secoli a seguire.