Io e Clarissa Dalloway

Io e Clarissa Dalloway

Nuova educazione sentimentale per ragazzi

pp. 144, 1° ed.
978-88-297-0517-7
Essere un giovane uomo sensibile cresciuto leggendo Stendhal ti rende un corteggiatore napoleonico, uno che dopo un sì cerca un altro sì, e poi ancora un altro, in una sorta di karma dell’assertività che – in fondo, ma pure in principio, come teorizza Francesco Pacifico – impedisce di avere una relazione. Un karma dell’assertività che impedisce di capire i no che di tanto in tanto tutti riceviamo nella vita. Leggendo La signora Dalloway, invece, si capisce come è possibile corteggiare una donna senza assediarla, e quanto si possa sinceramente ascoltare, senza fingere, e anche perché quei fiori che Clarissa Dalloway dice di voler comprare sono il simbolo, forse l’unico simbolo, della celebrazione della vita.
Con tono cavalleresco e un linguaggio esatto e scanzonato, Francesco Pacifico ci racconta come e perché, nonostante quello che si possa pensare, Virginia Woolf è (anche) una scrittrice da uomini. Ci racconta quanto aver sposato una femminista gli ha cambiato la vita, dimostrando di non aver paura di Virginia Woolf.

Autore

è nato nel 1977 a Roma, dove vive. Scrive su la Repubblica e IL, è editor del Tascabile di Treccani e ha tradotto, fra gli altri, Francis Scott Fitzgerald, Kurt Vonnegut, Henry Miller, Arthur Conan Doyle. Ha pubblicato i romanzi Il caso Vittorio (minimum fax 2003), Storia della mia purezza (Mondadori 2010), Class (Mondadori 2014, tra i libri del 2017 per i critici del New York Times), Le donne amate (Rizzoli 2018) e il saggio Seminario sui luoghi comuni (minimum fax 2012).