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Hotel Madridda

Hotel Madridda


pp. 128, 1° ed.
9788829720538
Il caseggiato a Balanskaja-Madridda è grigio, e grigia è la vita che si conduce al suo interno. Ci vivono persone che sono state giornalisti, professori, studiosi, irregolari, artisti. Hanno parlato tanto, ormai parlano poco. Davanti alle finestre del caseggiato c’è un albergo, che ha dieci piani e un tempo è stato bello: l’Hotel Madridda. Adesso è chiuso. Nessuno va più in albergo, e quasi più nessuno parla. Nemmeno Selma, la protagonista di questo romanzo, che passa il tempo a scrivere alla sorella Ida e a nutrire un gatto. Parlare non si può. E non si deve. Le parole sono vietate quasi tutte e non si capisce cosa sia un irregolare finché non ti hanno arrestato. L’hotel è transennato perché l’ultima forma di protesta dei ragazzi e delle ragazze che hanno più rabbia che paura consiste nel salire sul tetto dell’albergo e buttarsi di sotto. Così, quando Selma sente un trambusto nelle scale del caseggiato, apre la porta, osserva e torna a chiudersi dentro, senza stupirsi troppo del fatto che in casa sua, dietro la tenda, non ci sia più il gatto, ma un ragazzo: uno di quelli che voleva buttarsi per protesta è sfuggito alla polizia che lo inseguiva e si è nascosto lì.
In questo romanzo veloce e limpido, doloroso e spavaldo, Grazia Verasani racconta che cosa succede in una comunità che è stata abituata a pensare ma che, per paura, si è disabituata a farlo: quando tutto è disperazione e l’unica cosa possibile sembra essere ammazzarsi per tentare di risvegliare le coscienze – e soprattutto per sottrarre carne al regime –, ci sono ancora parole che possono essere dette. Hotel Madridda racconta perché per interpretare il futuro ci vuole il presente e il presente bisogna prenderselo.

Autore

ha esordito giovanissima con alcuni racconti apparsi su il manifesto. Oltre a Quo vadis, baby?– da cui nel 2005 è stato tratto l’omonimo film di Gabriele Salvatores e nel 2008 una serie tv prodotta da Sky – e agli altri romanzi della serie con protagonista l’investigatrice Giorgia Cantini (l’ultimo, uscito nel 2020, è Come la pioggia sul cellofan), ha pubblicato varie opere tra cui From Medea (Sironi 2004), da cui nel 2012 è stato realizzato il film Maternity Blues di Fabrizio Cattani, Tutto il freddo che ho preso (Feltrinelli 2008), Mare d’inverno (Giunti 2014), Lettera a Dina (Giunti 2016) e La vita com’è (La nave di Teseo 2017). Per Marsilio, nel 2021 è uscito Non ho molto tempo, in cui racconta della propria amicizia con Ezio Bosso. I suoi libri sono tradotti in vari paesi tra cui Francia, Germania, Portogallo, Stati Uniti e Russia.