Questo libro affronta il tema dei rapporti tra musica e architettura secondo una prospettiva molto ampia di indirizzi e di argomenti, con l'obiettivo di mostrarne la ricchezza e la stimolante complessità ben oltre i contesti tradizionali di studio dell'auditorium o degli spazi convenzionali per musica. Nato dalla lunga esperienza di insegnamento della materia musicologica maturata da Roberto Favaro presso l'Accademia di architettura di Mendrisio (Università della Svizzera italiana), il volume muove dall'ipotesi di un'architettonicità del discorso musicale e, specularmente, di una musicalità del progetto architettonico. A partire da alcune prospettive privilegiate quali la sonorità dello spazio, la spazialità del suono, gli spazi per musica, le attinenze spaziali del linguaggio musicale, la riflessione si spinge a considerare la relazione tra musica e architettura nella sua dimensione più estesa e pervasiva della realtà analizzando alcuni contesti esemplari: la casa, la città, la fabbrica, il territorio, il paesaggio, infine il caso di un musicista-architetto come Luigi Nono. Ma spazio sonoro è anche quello della composizione che manifesta un'identità progettuale, quello di una musica che racconta un paesaggio, quello del nostro corpo e della nostra coscienza in ascolto. Progettare una casa, una città, un oggetto plastico, significa anche immaginarne, prevederne, modellarne o liberarne il suono, l'impatto acustico, la presenza fonica, la natura drammaticamente musicale; significa portare nella realtà e nel mondo qualcosa che anche sul piano acustico ancora non esiste, colmando un vuoto, aprendo qualche ferita, comunicando una certa espressione e imponendo un volume che non è di sola forma visibile e solida ma anche di sonorità concretamente udibile. La proposta più ambiziosa del libro è quella di provare ad ascoltare le cose, il mondo e se stessi in rapporto alle cose e al mondo. È cercarne la voce.