Dai fasti della Milano da Bere degli anni 80 allo scandalo Tangentopoli, il ritratto spietato e crudele di un Paese senza eroi. Dopo Confine di Stato e Settanta, il terzo e conclusivo volume della Trilogia sporca dell’Italia
Ljuba Marekovna è soltanto una ragazza cresciuta nei bassifondi di Cracovia, ma è destinata a diventare la Regina della tv privata, una spia senza cuore al soldo del partito comunista e molto altro ancora. Tito Cobra è il primo presidente del consiglio socialista della storia e ha il suo bel da fare a tenere in riga lo Stivale. Andrea Sterling, l'Uomo Nero dei servizi segreti, rischia di smarrire il proprio posto nel mondo dopo il crollo del Muro di Berlino. Salvo Riccadonna detto Dracula, il fiore all'occhiello di Cosa Nostra, è pronto per la mattanza che farà crollare la Cupola. Domenico Incatenato, giudice inflessibile e padre amorevole, si prepara a dar fuoco alla miccia che farà deflagrare il sistema dei partiti e raderà al suolo la prima repubblica. Sul palcoscenico d'un Italia corrotta e malandata sventola un tricolore fatto a pezzi, mentre i protagonisti lottano all'ultimo sangue tra le ultime propaggini della Guerra Fredda e l'alba del mondo nuovo. Sullo sfondo, gli anni rampanti dello yuppismo e del malaffare di Stato, delle bombe di mafia e delle mazzette: un Paese sull'orlo del precipizio, con le mani imbrattate di sangue e le tasche piene di soldi sporchi. L'Italia, il Paese che amo.
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Hanno scritto della Trilogia sporca di Sarasso:
«Attenzione. Siamo di fronte a un libro importante e a un esordio strepitoso. Non perdetevi questo romanzo» Valerio Evangelisti
«Sarasso scrive dei noir legati alla politica molto belli» Carlo Lucarelli
«Imperdibile. Una trilogia scatenata, complottistica e dichiaratamente ispirata alle strategie di scrittura di James Ellroy» Giancarlo De Cataldo
«Piazza Fontana, 1969. Simone Sarasso sarebbe nato undici anni dopo. Eppure questo libro sembra scritto da chi c'era» Dario Olivero, Repubblica.it
«Con un abile congegno narrativo Sarasso conduce il lettore in un viaggio irato e tempestoso, illuminato da squarci improvvisi, attraverso gli anni più difficili della nostra storia recente» Giorgio Boatti, Il Manifesto