L’affollarsi nella vita quotidiana delle differenze culturali, religiose, etniche mette alla prova le nostra idee di tolleranza, convivenza tra eguali, cittadinanza e molto di più. È una sfida ai nostri standard liberali; è una sfida anche per la filosofia. Se tutto si trasforma, come nel verso di Ovidio, le difficoltà di fissare principi si moltiplicano e anche il «noi» cui ci affidavamo come «naturale» – la nostra identità, la nostra cultura – diventa instabile, assume confini variabili. La filosofia è costretta a reinventare il proprio mestiere, a rileggere il proprio passato con uno sguardo nuovo, a esporsi al rischio del relativismo radicale.
Tre filosofi contemporanei ci guidano in un percorso affascinante che va dagli apripista pluralisti del pragmatismo americano alla rivelazione di Isaiah Berlin: non c’è un’unica risposta vera a tutte le giuste domande, i nostri valori e le nostre culture vivono nel tempo e nello spazio e non stanno tutti in un singolo mondo sociale. Ogni cultura è incompleta. Se i filosofi hanno finora cercato un punto di vista che somigliasse a quello di Dio, ora prenderemo atto, con William James, che forse a essere plurale è l’universo stesso?