Alcide De Gasperi, Palmiro Togliatti e, in parte, anche Ferruccio Parri vengono oggi giustamente ricordati come padri della democrazia repubblicana. Su Pietro Nenni, l'ultimo e forse unico tribuno del popolo della nostra storia, il più appassionato combattente per la Repubblica, è scesa invece, se non la damnatio memoriae riservata al suo partito, un'ingiusta coltre di silenzio. Questi ultimi Diari gli restituiscono il posto che merita, raccontandoci un personaggio straordinario, irriducibilmente socialista sino alla fine, che si confronta con l'Italia e con il mondo degli anni settanta facendo nello stesso tempo i conti con il «suo» Novecento, in primo luogo con le grandi speranze e le ancor più grandi disillusioni che lo hanno popolato e di cui è stato partecipe. «Questi Diari - scrive Paolo Franchi nell'introduzione - sono una miniera ricchissima di riflessioni; di giudizi storici e politici che tengono insieme, in forme oggi letteralmente impensabili, passato e presente; di ricordi di donne e di uomini della politica italiana e internazionale, della letteratura e dell'arte. Testimoniano, pagina dopo pagina, la straordinaria umanità che rese Nenni così diverso dagli altri leader politici del tempo [.]. Il Patriarca ci parla di un'Italia e di un mondo che forse non sente più suoi, ma sui quali continua a interrogarsi e a darsi risposte per nulla scontate».