Le favole, si sa, hanno il pregio e il difetto di non essere vere, e anche la favola di Ivan Providence Martini – il bimbo nato a bordo di una nave, in una notte di burrasca, da una misteriosa madre morta durante il parto, e diventato calciatore di rango capace di tentare imprese impossibili – non è vera. Tuttavia Claudio Pallottini, montando in Fair play una quantità di testimonianze di personaggi dell’epoca (da Tarcisio Burgnich a Paolo Maldini, da Francesco Totti alla regina d’Inghilterra) e recuperando da ogni dove documenti, interviste, verbali segreti delle federazioni calcistiche e quant’altro (tutto inventato, o quasi tutto, e tutto verosimile), ci restituisce il brivido di una storia che davvero, se fosse vera, ci farebbe tutti felici: quella di un ragazzo che – a volte cadendo, sempre rialzandosi – riesce a salvare la propria purezza tanto nel mondo ultracompetitivo, e non del tutto pulito, dello sport più popolare, quanto in quello complesso e imprevedibile dell’amore, luogo per eccellenza dove basta un niente per perdersi e perdere. Il racconto è affidato alla voce epica, commossa e umorale di padre Claudio, il sacerdote scolopio che lo educò al calcio e all’onestà, e inventò per lui una bellissima favola.
è nato a Roma nel 1970. Diplomato attore nel 1993 al Laboratorio di Gigi Proietti, ha lavorato in compagnie di primaria importanza nazionale. Drammaturgo e sceneggiatore, ha scritto fra gli altri per Gigi Proietti, Simona Marchini, Arnoldo Foà, Enrico e Carlo Vanzina. Ha pubblicato il manuale Mettere in scena uno spettacolo (con Marco Simeoli, Dino Audino Editore 2006), i tre libri-gioco della serie L’inventafavole (Il Barbagianni Editore 2007, 2014, 2015) e Facciamo che io ero... (con Fabrizio Paris, Il Barbagianni Editore 2017). Questo è il suo primo romanzo.