In Venezuela oggi chi manifesta pacificamente il suo pensiero può essere accusato di «istigazione a delinquere». È quanto accaduto a Leopoldo López, diventato l’emblema dell’opposizione a quel regime che, con Hugo Chávez e il suo successore Nicolás Maduro, ha rimpiazzato la democrazia con il «socialismo del XXI secolo», capace di rendere il Venezuela – scrive Mario Vargas Llosa – «il Paese con la più alta inflazione e il più alto tasso di criminalità del mondo». Consegnatosi spontaneamente alle autorità, López è stato processato e condannato a quasi quattordici anni di carcere.
Intorno alla sua vicenda si è creata una poderosa campagna internazionale: le più diverse organizzazioni e personalità ne hanno chiesto la liberazione. Nonostante la sorveglianza continua, i soprusi e le violenze, López è riuscito a scrivere, fissando pensieri e propositi in vista della libertà, e a far uscire dal carcere la testimonianza che consegna a queste pagine. Guardando a Gandhi, a Nelson Mandela e a Martin Luther King, riflette sui suoi ideali politici e sul programma per costruire un Venezuela migliore, con un’incrollabile e trascinante fiducia nel futuro che qui lo spinge a proclamare: «mi sento libero, libero nello spirito e nella mente».
(Caracas, 1971), dopo aver studiato scienze politiche all’Università di Harvard, ha lavorato nella principale azienda venezuelana, la Petróleos de Venezuela, e insegnato all’Università cattolica di Caracas Andrés Bello. Eletto sindaco di Chacao nel 2000, ha fondato nel 2009 il movimento Voluntad popular, di cui è stato coordinatore nazionale. Nel febbraio 2014, a seguito dei tumulti scoppiati durante una manifestazione, viene accusato di istigazione a delinquere e nel settembre 2015 è condannato a tredici anni e nove mesi di carcere. Durante il processo, Amnesty International lo ha dichiarato «prigioniero di coscienza». Politici, intellettuali e organi di stampa, nazionali e internazionali, si sono espressi contro la condanna. Nell’estate 2017 gli sono stati concessi gli arresti domiciliari, revocati dopo appena un mese.
Il 12 agosto il Tribunale d’appello ha confermato la sentenza. Il 26 ottobre l’Unione europea ha assegnato all’opposizione venezuelana, rappresentata da Leopoldo López, il Premio Sakharov per la libertà di pensiero.