Scritte nel 1810 e rimaste per molti anni inedite, oggetto solo di letture private ad amici e personaggi pubblici come Metternich e Wellington, le Avventure dellultimo degli Abenceragi concludono degnamente, dopo Atala, René, Il genio del cristianesimo, I martiri e Litinerario da Parigi a Gerusalemme, la prima grande stagione narrativa di Chateaubriand, che abbandona temporaneamente la letteratura per la vita politica, ricoprendo le cariche di ambasciatore e di ministro. In questa corta novella perfetta non cè un attimo di stanchezza, niente di superfluo: unininterrotta, smagliante successione di quadri e di miniature in cui ha modo di brillare il talento descrittivo dellIncantatore fa da sfondo al racconto dellamore impossibile tra un cavaliere musulmano e una cristiana. Ritornano qui tutti i temi cari a Chateaubriand: il tema dellesilio, la nostalgia per leroismo, la nobiltà e leleganza dei tempi passati, e soprattutto il tema della "vita tra le rovine": larte di sopravvivere al crollo traumatico dei valori ereditati, che per lautore si identificava con levento fosco e grandioso della Rivoluzione francese, e che nella novella è trasportato alla fine di un Medioevo sognato alla luce di un felicissimo, quasi miracoloso equilibrio tra romanticismo e neoclassicismo.
Piero Toffano insegna letteratura francese allUniversità di Urbino. Ha pubblicato lavori soprattutto su autori secenteschi (moralisti, memorialisti) e ottocenteschi (Baudelaire, Flaubert). Su Chateaubriand sta attualmente lavorando a una ricerca sul mito dei pellerossa nellopera dello scrittore.
François-René de Chateaubriand nasce nel 1768 a Saint-Malo, ultimogenito di una nobile famiglia economicamente alquanto decaduta. Dopo un viaggio in America nel 1791, emigra per sfuggire al Terrore in Inghilterra, dove vive poveramente fino al 1800. Rientrato in Francia, diviene improvvisamente celebre con la pubblicazione di Atala (1801) e del Genio del cristianesimo (1802). Durante lImpero mantiene un atteggiamento di larvata opposizione. Nel 1806-1807 compie una sorta di pellegrinaggio in Grecia e in Terrasanta, al ritorno dal quale pubblica I martiri (1809) e lItinerario da Parigi a Gerusalemme (1811). Durante la Restaurazione è ambasciatore a Berlino, Londra e Roma, e brevemente ministro degli Esteri (1823-1824). Rifiuta per lealismo, nonostante le sue idee sempre più liberali, di appoggiare il regime di Luigi Filippo. Trascorre gli ultimi anni della sua vita scrivendo le autobiografiche Memorie doltretomba, la cui pubblicazione inizia poco dopo la sua morte, avvenuta a Parigi il 4 luglio 1848.