Goethe, Jean Paul, Tieck e più tardi Kafka, Brecht, Benjamin, Bloch hanno ammirato o, piuttosto, esaltato e qualche volta tentato d’imitare l’opera di questo scrittore in Italia quasi perfettamente ignorato, nonostante sia stato l’autore di uno dei libri più letti in Germania dopo la Bibbia.
In Russia era stato Tolstoj a tradurre le sue «storie di calendario» e a renderlo popolare e amato.
Heidegger, nel suo ampio ma anche contestato saggio su Hebel, scriveva che questo autore si serve di una parola «ove il mondo si mostra come se fosse veduto per la prima volta». Il che si può dire per ogni opera d’arte, ma vale particolarmente nel caso di Hebel, per l’inimitabile limpidezza, profondità e precisione del suo dettato. Anche per questo, il testo originale a fronte è prezioso.