Il lungo e straordinario viaggio raccontato da Gian Piero Brunetta è quello dei “navigatori delle immagini” cioè di coloro che sono riusciti a diffondere e interpretare con strumenti e apparecchi ottici forme e rappresentazioni di mondi reali e immaginari nei secoli che hanno preceduto
l’invenzione del cinema.
Questo rito di iniziazione popolare ha origini lontane nel tempo ma, a partire dal Cinquecento, si viene diffondendo in tutta Europa grazie agli spettacoli ottici che favoriscono la partecipazione a una pratica di viaggio sedentario e immaginativo i cui esiti diventano ben presto sensazionali riuscendo a fondare una cultura visiva che raccoglie genti e popolazioni diverse per credo politico e religioso, lingua, cultura e appartenenza sociale.
I racconti e gli spettacoli di magia luminosa iniziano infatti a modificare mentalità e modalità della visione e della percezione, creando, con la proliferazione anche di “luoghi delle immagini”, quella cittadinanza comune e quell’habitat senza i quali certo il cinema non avrebbe potuto svilupparsi.
I venditori ambulanti di stampe popolari che partivano dal Trentino o i lanternisti savoiardi, i grandi illustratori degli spettacoli di Panorama e Diorama o i piccoli impresari di Mondo Nuovo
o di Cosmorama ci appaiono così - come sostiene l’autore - i discendenti dei narratori omerici e gli eroi di un’epopea finora mai realmente considerata, che seppe creare un forte tessuto connettivo nella storia dell’Europa moderna e stabilire un ponte tra cultura alta e popolare. Nei repertori offerti dalle lastre della lanterna magica o dalle vedute del Mondo Nuovo, dal Panorama all’invenzione della fotografia, dalla stereoscopia ai gabinetti ottici di fiere e luna-park, è possibile dunque riconoscere un humus e un giacimento di segni e simboli che hanno contribuito ad alimentare - dalla Penisola iberica alla Russia - l’immaginario di milioni di persone introducendole a quella concezione di spettacolo che il cinema ha poi saputo raccogliere magistralmente.