Il Vajont dopo il Vajont

Il Vajont dopo il Vajont

1963-2000

pp. 592 con 31 ill. b/n e col., 1° ed.
978-88-317-9659-0
Vajont, 9 ottobre 1963. Precipita una montagna, cade su un bacino idroelettrico. 1910 morti. Fatalità, natura crudele? O calcolo del profitto? Natura violentata, catastrofe inevitabile e prevedibile. Intatta la diga "capolavoro". Distruzione e morte tutto intorno. E dopo? Compianto per i morti o per i vivi rimasti? Il primo impulso: gestione dell'esistente. Ma poi: rottura del passato e della storia, memorie estromesse e perse. Un progetto. L'invenzione di una città, anzi di più "città" o "quartieri". Costruzione di una nuova società, complessa. Immigrazioni e nuove identità. Un'autoctonia inedita, costruita. Finanziamenti e incentivi. Attività produttive prima sconosciute. Un difficile rapporto tra potere centrale o regionale e amministrazione periferica e locale. Itinerario della giustizia. Processi penali: confinati a L'Aquila e Roma. Processi civili: disseminati in varie parti d'Italia. Il tentativo di chiudere con un lungo e pesante passato. Transazioni per chiudere la partita (1999 e 2000). Il recupero della memoria. Le memorie individuali, infrante e riemergenti. Quelle collettive, ricostruite e divise. Si fanno i conti con il passato. Il passaggio dal rifiuto alla rielaborazione. I vissuti religiosi, ancora di salvezza. La funzione catartica della letteratura. Le mediazioni cognitive e fantastiche della televisione e del cinema. La maieutica della scuola e della formazione educativa. La costruzione di una cittadinanza.