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Il pittore della vita moderna

Il pittore della vita moderna

a cura di

pp. 180, 5° ed.
978-88-317-5495-8
Sul finire dell’anno 1863, i lettori del «Figaro» si trovarono di fronte a un evento di cui non erano certo in grado di cogliere il senso. In un saggio che prendeva a pretesto i disegni e gli acquarelli di Constantin Guys, pittore geniale e scontroso del Secondo Impero, Charles Baudelaire ripensava la propria opera e gettava le basi dell’arte moderna. L’elogio del trucco che pone riparo all’animalità del genere umano, l’esaltazione del dandy in quanto modello di comportamento altamente morale, la celebrazione della grande città e delle folle, il culto della moda e degli aspetti mutevoli del Bello… l’intera riflessione del Pittore della vita moderna è tesa a sovvertire la grande idea illuministico-romantica, virtualmente progressista e borghese, della bontà della natura. L’immediatezza vitale è ricusata, come cedimento agli istinti, e assume valore l’artificiale, difficile da raggiungere e spesso precario. Dal 1863 fino a oggi, tutti coloro che si sono voluti pittori della vita moderna hanno declinato, nelle variazioni non sempre consapevoli delle loro teorie, temi e finalità di questo fondamentale scritto critico baudelairiano.

Autore

nasce a Parigi il 9 aprile 1821, lo stesso anno di Flaubert e di Dostoevskij. Perduto il padre all’età di sei anni, segue una carriera scolastica irregolare, contraddistinta da premi di versificazione latina ed espulsioni per indisciplina. Le sue frequentazioni parigine preoccupano la famiglia che lo fa imbarcare per le Indie. Giunto a La Réunion, Baudelaire interrompe il viaggio e torna a Parigi. Alla maggiore età entra in possesso dell’eredità paterna che rapidamente dissipa in lussuosi capricci. Ridotto in povertà cerca sussidio in diverse attività letterarie. La pubblicazione dei Salons nel 1845 e 1846 ne fa uno dei padri della critica d’arte moderna, mentre le sue prime poesie lo accreditano tra i più dissacranti poeti della bohème parigina. La rivoluzione del 1848 lo vede sulle barricate, animato da un rancore sociale che l’avvento del Secondo Impero volgerà in malinconia personale e compassione per gli sconfitti. Ha intanto iniziato la traduzione in francese dell’opera completa di Edgar Allan Poe. Nel 1857 esce la prima edizione de I fiori del male, immediatamente condannata per oltraggio alla morale. Alle poesie in versi si alternano saggi (Il pittore della vita moderna, Marsilio 20022 ) e componimenti in prosa (Lo Spleen di Parigi). «Sono stanco della Francia e desidero dimenticarla»: nel 1864 Baudelaire si trasferisce a Bruxelles, dove le sue conferenze sugli stupefacenti (I paradisi artificiali) cadono nel più assoluto disinteresse. Colpito da emiplegia è riportato a Parigi, dove muore il 31 agosto 1867, senza aver ritrovato la parola, ma lucido nel suo supplizio