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Didone
Didone, esule regina fenicia, fonda Cartagine, accoglie Enea, profugo da Troia, se ne innamora follemente e, abbandonata, si toglie la vita per aver tradito la fedeltà alla memoria del marito Sicheo. Questa è la storia che racconta Virgilio nel iv libro dell’Eneide: una commovente tragedia incastonata nell’epos, forse il testo più celebre e fortunato della letteratura di Roma. Esisteva però un’altra Didone, l’eroina del mito – precedente all’Eneide – che si gettava tra le fiamme proprio per non venir meno al primo vincolo nuziale. Di qui il paradosso della sua fama: da eroina della fedeltà coniugale, Didone diviene, grazie a Virgilio, protagonista di una tragedia di amore e di abbandono. Ma, nelle riscritture del mito, il dialogo allusivo tra le “due Didoni” riaffiora, a partire da Ovidio, ogni qual volta un autore vorrà scontrarsi con Virgilio (e con la tradizione culturale “ufficiale” che si identifica con la sua poesia). Exemplum morale in Boccaccio, tormentata eroina intertestuale nelle rinnovate forme tragiche del Rinascimento, amante moderna che inaugura la rivoluzione del melodramma settecentesco, straziante simbolo o allegoria nello sperimentalismo della poesia del Novecento: infinite e sempre nuove le sfumature nelle quali Didone si rivela nei testi di questo volume. Poiché inesauribile è la ricchezza della poesia da cui proviene, e universale la sua tragedia d’amore.

Autori

 è ormai un «classico» tra i poeti italiani del Novecento. Nato nel 1888 ad Alessandria d’Egitto, da genitori lucchesi, compie i suoi studi a Parigi, tra il 1912 e il 1914. Rientra in Italia e partecipa come volontario alla I guerra mondiale. Le sue prime poesie escono su «Lacerba» nel 1915; l’anno dopo, dal fronte, pubblica Il Porto Sepolto in pochissimi esemplari. Sarà il nucleo che è all’origine di Allegria di naufragi, 1919, e delle poesie francesi La guerre, 1919. Seguirà L’Allegria, 1931, Sentimento del Tempo, 1933. Nel 1936 pubblica un volume di Traduzioni, poi si trasferisce a San Paolo del Brasile sino al 1942, quando ritorna a Roma. La morte del fratello, del figlio, l’esperienza della II guerra mondiale, gli detteranno Il dolore, 1947. Nel 1950 esce la Terra Promessa, due anni dopo Un grido e paesaggi. Seguiranno Il taccuino del vecchio, 1960, Croazia segreta, 1969, L’impietrito e il velluto, 1970. Muore a Milano nel giugno 1970.
nasce a Sulmona nel 43 a.C. Compie la sua educazione a Roma dove frequenta il circolo letterario di Valerio Messalla Corvino, ed è amico di Properzio e di Orazio. Nell’8 d.C. è esiliato, per decreto di Augusto, a Tomi, sul Mar Nero: misteriose e mai chiarite restano le cause di questa durissima pena. Muore a Tomi nel 17 d.C. Ha scritto i poemi: Amori, Eroidi, Arte d’amare, Rimedi contro l’amore, I cosmetici delle donne, Metamorfosi, Fasti, Tristezze, Lettere dal Ponto.
«Mantova mi generò, mi portò via la terra di Calabria; / ora è Napoli ad avermi; il mio canto / lo dedicai ai pascoli, ai campi, ai condottieri». Il famoso epitafio - che lo stesso Virgilio avrebbe dettato - rispecchia la sua biografia, assai povera di avvenimenti esteriori, quasi del tutto identificabile con le fasi della sua produzione poetica.
Nasce nel 70 a.C. nel villaggio di Andes presso Mantova, compie gli studi a Cremona, Milano, Roma e Napoli. Nel 42 a.C. inizia la composizione delle Bucoliche, nel 37 delle Georgiche. Nel 29 infine si accinge a comporre l’Eneide, il poema destinato a celebrare, dalla distanza del mito, la figura di Augusto attraverso le gesta del progenitore troiano della casa Giulia. Il lavoro di stesura durerà un decennio, fino alla morte del  poeta, avvenuta a Brindisi il 21 settembre del 19 a.C. Viene sepolto a Napoli, nella città molto amata dei suoi studi giovanili.
 (1564-1593) fu, fino alla sua prematura e sospetta morte in una taverna, l’autore teatrale più importante dell’epoca elisabettiana prima di Shakespeare, rappresentandone la sintesi più alta fra la cultura classica, la letteratura europea e il nascente teatro pubblico inglese. Divenne famoso, oltre che per le poesie e i suoi volgarizzamenti dal latino e per il fascino luciferino della figura misteriosa, per le opere teatrali, tutte rappresentate con grande successo fra il 1589 e il 1593, dedicate ad eroi titanici dell’eccesso e dell’ambizione (L’Ebreo di Malta, Tamerlano, Dottor Faustus), e per le provocatorie opere storiche legate alla contemporaneità (Il massacro di Parigi) e alla storia inglese (Edoardo II).
Il 3 gennaio 1698 nasce a Roma Pietro Trapassi. Il giurista letterato Gianvincenzo Gravina. Preso a benvolere il fanciullo, ne grecizza in Metastasio il nome prosaico e lo affida all'educazione del filosofo cartesiano Gregorio Caloprese. Entrato in Arcadia come Artino Corasio, Pietro scrive l'Angelica in cui Carlo Broschi interpreta il ruolo di Trisi. Nati insieme per le scene con questa serenata e dunque gemelli. I due ragazzi intrecciano un legame che durerà tutta la vita, anche se il famoso cantante, soprannominato Farinello, gira l'Europa intera, a differenza dell'amico che detesta viaggiare e riuscirà a farlo il meno possibile. L'appoggio di Marianna d'Althann, nata Pignatelli di Belmonte, e soprattutto la fama ottenuta coi sette libretti dal 1724 in poi, fruttano a Metastasio la raccomandazione di Apostolo Zeno e l'incarico di poeta cesareo dal 1730. A Vienna, dove rimane fino alla morte avvenuta nel 1782, scrive diciannove drammi, sette oratori per la quaresima, sonetti e in terzine, l'Estratto dell'"Arte poetica d'Aristotile", le Osservazioni sul teatro greco, una trentina di feste teatrali e più di quaranta fra cantate e complimenti per i salotti della corte.