Orazione sul comando di Pompeo

Orazione sul comando di Pompeo

(De imperio Cn. Pompei)
a cura di , introduzione di

pp. 144, 1° ed.
978-88-297-0172-8
Nel 66 a.C. Cicerone è pretore e pronuncia il primo discorso pubblico della sua carriera, dopo aver già riportato negli anni precedenti importanti successi in tribunale. L’occasione è offerta dalla proposta di legge del tribuno della plebe Gaio Manilio di attribuire a Pompeo un comando straordinario nella guerra contro Mitridate, l’inafferrabile re del Ponto che da più di vent’anni teneva Roma in scacco minacciando i suoi domini in Oriente. Cicerone prende la parola a sostegno della legge, inserendosi in un acceso dibattito politico tra i più convinti difensori delle prerogative del senato e quei gruppi sociali – popolo e ceto equestre – che reclamavano un uomo solo al comando per porre fine alla grave crisi economica provocata dal protrarsi del conflitto mitridatico. Nel celebrare Pompeo, Cicerone ritrae l’uomo “divino”, il comandante ideale più volte artefice della salvezza di Roma, la figura nella quale l’indiscusso primato militare si sposa con le più alte doti di humanitas.
Con un discorso dalla prosa fluida e brillante, in cui lo scorrere dell’argomentazione lascia ampio spazio alla riflessione teorica sull’economia e sul buon governo dell’impero, Cicerone contribuì in maniera determinante all’approvazione della legge, assicurandosi l’appoggio di Pompeo per la sua corsa al consolato: appena tre anni dopo, proprio a Cicerone sarebbe toccato di mettere in salvo la res publica dalla mortale minaccia di Catilina.

Autore

 nasce ad Arpino nel 106 a.C. Studia a Roma, ad Atene e a Rodi con i maggiori maestri dell’epoca: retorica, filosofia, eloquenza, diritto. La sua carriera forense si svolge parallelamente a quella politica: è questore, edile, pretore, console. Sostenitore di Pompeo, dopo la sua uccisione si ritira a vita privata. Alla morte di Cesare, Antonio e i filocesariani lo ritengono responsabile morale della congiura. I sicari di Antonio lo uccidono il 7 dicembre del 43 presso la sua villa di Formia. Vastissima la sua produzione, retorica e filosofica. Tra le opere più famose: In difesa di Milone, In difesa di Marco Celio, i cicli delle Verrine, delle Catilinarie, delle Filippiche, il Bruto, l’Oratore, le Tusculane, La natura degli dei, La vecchiaia, L’amicizia, Il fato, La divinazione, I doveri, La repubblica.