Mario è un uomo che inventa storie, modifica la realtà, non è interessato alla verità, né sulle cose né sulle persone. Mario sfugge, per indolenza, all'obbligo di capire che tutti ci lega e tutti ci frustra. Vuole sposare Viola ignorandone la doppia, forse tripla vita. Anni prima è stato lasciato da Bianca, subito prima che nascesse Agnese, che forse è sua figlia o forse no. Tuttavia, se Bianca, spuntando dal nulla dopo anni, chiede aiuto, Mario subito accorre, disponibile ad accollarsi la paternità. È succube di Santiago, un ragazzo dedito a pratiche sessuali estreme, e affida alle fotografie la coerenza e consistenza della propria vita. Se dei giorni della vita di Mario possiamo dire - quasi sempre è il 17 giugno -, degli spazi in cui Mario si muove non siamo certi. La ripetizione è l'unica realtà di Mario. Con una scrittura avvolgente, sensuale e che procede per variazioni capitolo dopo capitolo, pur conservando un incalzare ipnotico, Giulio Mozzi in questo suo romanzo guida il protagonista, e chi legge, attraverso avventure in parte reali e in parte - ma la cosa è sempre indecidibile - del tutto immaginarie, portandoli a sfiorare le vite strane e misteriose di personaggi senza nome - il Grande Artista Sconosciuto, il Terrorista Internazionale, il Martellatore di Monaci, il Capufficio - che Mario contempla come enigmi incomprensibili e rivelatori. Arrivando, nell'ultima pagina, alla più orribile delle conclusioni.
Hanno scritto, tra gli altri, di Le ripetizioni:
«Dopo tante raccolte di racconti, e non solo, il primo romanzo di Giulio Mozzi è praticamente l’opera della sua vita. Un meccanismo a orologeria dove verità e menzogna si confondono. Mozzi è abilissimo nel connettere storie che potrebbero essere anche lette in autonomia in un arazzo perfettamente decifrabile.»
Daniele Giglioli, La Lettura del Corriere della sera
«Il valore e il senso di un romanzo si misurano anche e soprattutto sullo stile: Le ripetizioni è scritto da qualcuno che ha smesso di avere paura. L’impossibilità dell’altruismo, la carcerazione dei personaggi ciascuno nei propri fantasmi, sono raccontati in una lingua trasparente, di straordinario pudore antisentimentale ma ferma nel fissare la mostruosità che si può generare nel quotidiano. È da tanto che Mozzi lavora sulla semplicità di ciò che è complicato e qui lo fa sulla materia più scottante, la bestia dentro di sé.» Walter Siti, Il Domani
«Delle pagine di Giulio Mozzi si può dire quel che si diceva dei discorsi di Pericle, il tiranno di Atene, e cioè che sono come la puntura delle api: lasciano nella mente dell’ascoltatore un pungiglione.»
Fabrizio Ottaviani, Il Giornale
«Una lingua avvolgente, poderosa, ipnotica inghiotte il lettore fino al limite estremo della vicenda.»
Pietro Spirito, Il Piccolo