Come fece notare Jorge Luis Borges, noi conosciamo Dante meglio dei suoi contemporanei, e così anche la sua Commedia, «che continuiamo a leggere e che continua a sorprenderci, che durerà oltre la nostra vita, ben oltre le nostre veglie e sarà resa più ricca da ogni generazione di lettori». Allo stesso modo leggiamo meglio certi canti ai quali i secoli a noi più vicini hanno aggiunto un’aura poetica che la sola esegesi storica non avrebbe mai dato. Dante non è soltanto poeta: pensatore e teologo di acuta intelligenza, nella sua opera ricapitola il Medioevo latino e fonda il nuovo Umanesimo. Per comprendere e ampliare le molte linee interpretative che il poema sottende e chiarirne lo sfondo filosofico, questo nuovo commento mette in campo diverse competenze che consentono, pur nella profonda diversità dell’oggi, di intendere la “visione” della Commedia non riducendola a mera materia di studio. Attraverso introduzioni e commenti puntuali ai singoli canti, il testo fondativo della nostra letteratura rivive in un’esperienza di lettura inedita e sorprendente. Un’opera fondamentale per restituire centralità al testo e alla sua tradizione critica e poetica, che evidenzia quanto il Novecento abbia influito sulla ricezione della Commedia, nella consapevolezza che – scrive Carlo Ossola nell’introduzione – «molto di più che i poemi dedicati agli eroi classici, questo è il più grande nostos, poema del ritorno, dell’umanità, perché non è un recedere al prima, ma l’ascendere a un sempre accrescitivo che “di sé asseta”».