Adone
Il mito di Adone sembra risolversi tutto in una storia di amore assoluto - l’amore che lega il giovane pastore-cacciatore alla dea stessa dell’amore in una relazione di felicità senza ombre. Quando la morte improvvisa del ragazzo, per un futile incidente di caccia, pone fine all’idillio, la vicenda diviene leggibile - e verrà letta - come archetipo illustre del binomio amore/morte. Il contrasto vertiginoso tra felicità indicibile e strazio senza rimedio addita dunque nella precarietà della gioia la cifra simbolica di questo mito - e si ritrova inscritta nella scansione delle festività per Adone, che in tutto il Mediterraneo antico giustapponevano la celebrazione dell’eros al lamento funebre.

L’aspetto rituale, così importante per Teocrito e Bione (e oggetto poi di prezioso recupero in Yeats), è già sullo sfondo in Ovidio, che consegna alla tradizione successiva (Ronsard, La Fontaine) una grande storia d’amore travolgente e infelice tra la dea della bellezza e il più bello dei mortali. La linearità della vicenda ne occulta peraltro la pregnanza filosofica, che la tradizione si fa carico di esplicitare: se per Shakespeare Adone, per la prima volta insensibile alle attenzioni di Venere, incarna un principio di amore intellettuale opposto a quello che muove la dea della natura, Shelley valorizza gli impliciti neoplatonici del mito per fare di Adonais un simbolo della poesia come unico fondamento possibile di verità, memoria e comunione affettiva.

Autori

nasce a Sulmona nel 43 a.C. Compie la sua educazione a Roma dove frequenta il circolo letterario di Valerio Messalla Corvino, ed è amico di Properzio e di Orazio. Nell’8 d.C. è esiliato, per decreto di Augusto, a Tomi, sul Mar Nero: misteriose e mai chiarite restano le cause di questa durissima pena. Muore a Tomi nel 17 d.C. Ha scritto i poemi: Amori, Eroidi, Arte d’amare, Rimedi contro l’amore, I cosmetici delle donne, Metamorfosi, Fasti, Tristezze, Lettere dal Ponto.
 nasce a Stratford-upon-Avon nel 1564. Ben poche notizie abbiamo sulla sua vita, soprattutto per il periodo precedente il trasferimento a Londra; ma si può arguire che all’inizio degli anni novanta fosse già discretamente affermato come rifacitore o autore di copioni e come attore: risale infatti agli ultimi anni del secolo la messa in scena dei «drammi storici» (Enrico VI, Riccardo III, Riccardo II, Enrico IV, Enrico V, Re Giovanni), di molte commedie e di capolavori quali Romeo e Giulietta o Sogno di una notte di mezza estate. Con l’avvento di Giacomo i, nel 1603, la compagnia teatrale di Shakespeare si denominerà come quella dei «King’s Men», producendo le tragedie maggiori (Amleto, Otello, Re Lear, Macbeth, Antonio e Cleopatra). Nell’ultima fase Shakespeare si dedica al dramma romanzesco, e con La tempesta (1611), in cui si adombra il congedo dalle scene, conclude la sua carriera, ritirandosi ormai ricco e famoso a Stratford, dove muore nell’aprile del 1616.

 (1621 - 1695), nato a Chateau Thierry, nel 1646  si fissa a Parigi preferendo la compagnia di giovani poeti agli studi di diritto- Entrato a far parte della corte di scrittori protetta dal soprintendente Foucquet, gli dedica il peoma Adonis e inizia in suo onore L'Elégie aux nymphes de Vaux che sarà pubblicata solo quando Foucquet è già stato arrestato. La fedeltà al suo mecenate in disgrazia gli costa l'ostilità del re. Coltivando accuratamente una reoutazione di poeta distratto e un po' pigro, riesce a conservare la propia indipendenza grazie all'immenso successo della Fables (1668 - 1678, 1693), di cui pubblica dodici libri. Oltre a racconti in versi alquanto licenziosi e a commedie, pubblica un solo romanzo: Gli amori di Psiche e Cupido (1669). Nel a684, malgrado l'ostilità del re il quale impone che prima vi venga ammesso Boileau, viene eletto all'Académie.

(1865-1939), premio Nobel per la letteratura nel 1923, è considerato il più grande poeta inglese del ’900. Attratto da misticismo, spiritualismo, occultismo e ogni sorta di pratiche iniziatiche, è influenzato nel suo percorso da P.B. Shelley, Edmund Spenser, dai Preraffaelliti, fino a considerarsi lui stesso l’ultimo dei romantici. Con l’intento di ridare vita e impulso alla coscienza nazionale irlandese, dopo secoli di sorda colonizzazione inglese, raccoglie il folklore d’Irlanda, e stimola una letteratura che risvegli l’orgoglio culturale del suo popolo. La sua drammaturgia si nutre di mitologia celtica, attualizzata secondo i temi a lui più cari, e influenzata dallo stile del teatro No¯ giapponese, con impiego di musica e maschere e ricorso al simbolismo della danza. Affascinato dapprima dall’avventura indipendentista, assiste esaltato e sbigottito alla violenza che si scatena in Irlanda nel 1916 con l’insurrezione di Pasqua e la conseguente dura repressione inglese. La guerra civile del 1922-23 lo coglie abbacinato spettatore del fratricidio e dell’invasamento nazionalistico. Eppure, anche per l’influenza di Ezra Pound, non nasconde la sua simpatia per Mussolini. Muore nel 1939 in Francia, dove viene sepolto. Nel 1948 le sue spoglie verranno trasferite in Irlanda, a Drumcliffe, nella materna contea di Sligo.