Un viaggio illuminante condotto nel dialogo tra poeti, per rileggere Dante come un autore del XXI secolo
La
Commedia di Dante parla di «Everyman» (Pound), di ciascuno di noi. Fonda una lingua, una letteratura, discende a noi dall’eternità; parte cospicua dei suoi versi si è fatta proverbio, detto morale o sentenza, e ad essa dobbiamo molte nostre immagini ed espressioni più quotidiane, «
perdere il ben dell’intelletto», «senza infamia e senza lode», «ma guarda e passa», «mi fa tremare le vene e i polsi», «lasciate ogni speranza, voi ch’intrate».
La
Commedia è commedia: il muoversi dei personaggi è in sé scenico e, come a teatro, sfilano comparse e protagonisti; ci sono dialoghi e monologhi, duetti serrati; un’architettura di mondi, luoghi visti, immaginati, percorsi nell’esilio o nei libri.
Per leggere Dante è necessario continuare ad avere la sua sete d’essenziale, il suo anelito a varcare il relativo per porre i suoi versi come sigillo e fondamento di una parola detta per sempre.
Nel suo essere «testimone contro il tempo» Dante, nel Novecento, è stato meglio interpretato e compreso da autori come Pound, Eliot, Mandel’štam, Beckett e Borges che dai critici stessi. E ancora, nel XXI secolo, il suo poema è
in futurum.
In una nuova edizione aggiornata, un profilo essenziale del capolavoro dantesco, già vincitore nel 2012 del Premio De Sanctis per la Saggistica.