Viaggio al Congo

Viaggio al Congo

a cura di

pp. 256, 1° ed.
978-88-297-1360-8
Viaggio al Congo (1927) è qui presentato separato dal dittico Ritorno dal Ciad, pubblicato l’anno successivo, nel 1928. Franco Fortini, che ha tradotto il volume negli anni cinquanta del Novecento, scriveva nella sua nota introduttiva che questo diario data la partecipazione appassionata di Gide alle idee della sinistra rivoluzionaria. Il libro si apre al terzo giorno di mare, quando la monotonia del paesaggio e le ore vuote e indistinte trasmettono una indicibile languidezza. Tuttavia, questa monotonia che lo accompagna gli permette, una volta fuori dalla savana boscosa, di osservare le pratiche orrende non tanto dei colonialisti francesi, ma dei loro concessionari, che truffano i nativi e perpetrano, impuniti, soperchierie e violenze. Il diario diventa allora quello che era alla fine degli anni venti del Novecento, e quello che è oggi: una guida geniale e illuminante nella foresta cupa del colonialismo. Nel nostro presente senza grandi imperi, ma con diffusi episodi di caporalato, rileggere Gide è un’occasione di riflessione e di avventura. Se non si conosce la storia, la si ripete. 

Autore

(1869-1951) è stato un’apparizione unica nel panorama della cultura europea a cavallo tra xix e xx secolo. Di quell’epoca di transizione è stato un sensibilissimo rivelatore, mescolando inestricabilmente vita e opere in un inconfondibile impasto di idealismo e materialismo, devozione e miscredenza, trascendenza e degrado. Allevato secondo i precetti del calvinismo paterno e del cattolicesimo materno, nel suo sviluppo umano e artistico non si è limitato a una banale ribellione a tali rigidi, nativi presupposti, ma ha ostinatamente tentato una coincidentia oppositorum dove l’un estremo non negava mai l’altro, senza mai concedersi interamente allo spirito del tempo quale che fosse il suo effimero vessillo: spiritualismo, nichilismo, immoralismo, comunismo. Opere narrative, diaristiche, reportage vanno così a comporre il quadro di una psicologia di sconcertante complessità, consapevolmente rapsodica e contraddittoria, nella quale il rischio dell’eclettismo è scampato grazie a una sintesi lirica, non meccanica, di tutte le influenze culturali e gli eterogenei materiali assimilati, sintesi che riflette la fondamentale unità della sua coscienza artistica.