Das Nordlicht, il ciclopico poema di Theodor Däubler che conta più di trentamila versi, esce a Monaco di Baviera nel 1910, dopo una lunga gestazione iniziata ai piedi del Vesuvio. Viene ripubblicato a Lipsia tra il 1921 e il 1922, riveduto e arricchito di un brano introduttivo in prosa, voluto dallo stesso Däubler, che ne aiuta la lettura. Di questo testo, intitolato Die Selbstdeutung, è qui proposta per la prima volta la traduzione italiana, cui seguirà quella dell’intero Nordlicht. Un’opera in cui l’autore, come ha scritto Ladislao Mittner, «si sforza di stringere tutto il passato ed intanto anticipa genialmente l’avvenire», ispirandosi al mito dell’aurora boreale: in grado di svelarci non solo la sopravvivenza del sole all’interno di una terra che ne era parte e anela a ricongiungervisi, ma anche l’incessante cammino dell’umanità verso la vittoria dello spirito.
«La terra racchiude in sé ancora molto sole che, alleato con noi contro la gravità, vuol tornare esso stesso al sole. Ovunque. Persino nel ghiaccio. Proprio là, ai poli, dove la notte è più profonda, più lunga, oltremodo potente! Un luminoso amplesso tra il sole liberato dalla terra e il sole celeste apporta la luce polare alle notti lunghe mesi dei poli. La terra aspira a ritornare una stella splendente»