L’aurora boreale

L’aurora boreale

Autointerpretazione
a cura di

pp. 208, 1° ed.
9788829714407

Das Nordlicht, il ciclopico poema di Theodor Däubler che conta più di trentamila versi, esce a Monaco di Baviera nel 1910, dopo una lunga gestazione iniziata ai piedi del Vesuvio. Viene ripubblicato a Lipsia tra il 1921 e il 1922, riveduto e arricchito di un brano introduttivo in prosa, voluto dallo stesso Däubler, che ne aiuta la lettura. Di questo testo, intitolato Die Selbstdeutung, è qui proposta per la prima volta la traduzione italiana, cui seguirà quella dell’intero Nordlicht. Un’opera in cui l’autore, come ha scritto Ladislao Mittner, «si sforza di stringere tutto il passato ed intanto anticipa genialmente l’avvenire», ispirandosi al mito dell’aurora boreale: in grado di svelarci non solo la sopravvivenza del sole all’interno di una terra che ne era parte e anela a ricongiungervisi, ma anche l’incessante cammino dell’umanità verso la vittoria dello spirito.

«La terra racchiude in sé ancora molto sole che, alleato con noi contro la gravità, vuol tornare esso stesso al sole. Ovunque. Persino nel ghiaccio. Proprio là, ai poli, dove la notte è più profonda, più lunga, oltremodo potente! Un luminoso amplesso tra il sole liberato dalla terra e il sole celeste apporta la luce polare alle notti lunghe mesi dei poli. La terra aspira a ritornare una stella splendente»

Autore

fu poeta e scrittore annoverabile nella schiera degli espressionisti. Nato nella Trieste austroungarica del 1876 da padre svevo e madre della Slesia, poco più che ventenne si trasferisce a Vienna con la famiglia. Trascorre il resto della sua vita, prima di ammalarsi irrimediabilmente, da bohémien peregrinante: Parigi, Berlino, la stessa Vienna, Dresda, Firenze, Roma, Ginevra e Atene sono le principali città in cui sosta, frequentando i salotti più ambiti, nei quali viene invitato per la sua forza trascinatrice dovuta a un’inesauribile foga declamatoria, e intessendo relazioni intense con esponenti di spicco del mondo della letteratura, dell’arte e del pensiero politico e giuridico. Avvilito dalla sorte toccata alle proprie opere, tra le quali svetta Das Nordlicht, muore in un sanatorio della Foresta Nera, povero e dimenticato da tutti o quasi, nel 1934.