a che cosa serve l’arte

a che cosa serve l’arte


pp.128, 1° ed.
978-88-297-1454-4
Nel nostro tempo, pochi hanno affinato l’arte di fare domande come Hans Ulrich Obrist, che dagli anni novanta intervista architetti, scienziati, filosofi, artisti e scrittori, stabilendo con ciascuno di loro un dialogo vitale e costruttivo. Fin dalle prime mostre «fuori formato» in cucina o all’interno di una stanza d’hotel, quest’uomo insieme «giovane e antico, elegante e dinoccolato» non ha mai smesso di interrogarsi sul ruolo dell’arte contemporanea in un’epoca caratterizzata da traumi continui, accelerazioni drammatiche e fenomeni estremi, tecnologici e sociali. Negli anni, grazie anche alle figure che ne hanno influenzato la formazione e la visione del mondo – da Giorgio Vasari a Gerhard Richter, da Édouard Glissant a Nathalie Sarraute, da Fischli e Weiss a Maria Lassnig –, Obrist ha riposto nuovi strumenti nella sua cassetta degli attrezzi, con i quali prova a rivendicare, mostra dopo mostra, incontro dopo incontro, la centralità della «parte più acuta e qualitativa dell’arte» nella storia dell’umanità. Nel tentativo di delineare un orizzonte sempre più ampio, in cui l’arte crei ponti, metta in contatto realtà, persone, conoscenze e saperi diversi, il curatore immagina un futuro che contempli il cambiamento. Ecco forse a che cosa servono l’arte e il suo valore di profezia: ad affermare con voce limpida che il cambiamento è possibile, che l’utopia non è un sogno, ma un progetto non ancora realizzato, inconcepibile finché non viene annunciato.
Passando con disinvoltura dagli aneddoti personali alla riflessione sul suo lavoro come pratica culturale utile, Obrist conduce il lettore lungo un cammino per sua natura divagante e illumina gli aspetti latenti del panorama artistico degli ultimi anni.
 
«“L’arte è una forma di speranza” dice Gerhard Richter, ed è una frase che tengo a mente ogni giorno. Credo che la varietà dei linguaggi delle arti contemporanee costituisca una delle più confortanti forme di resistenza al progressivo uniformarsi dei modi di vivere, grazie alla creazione infinita e formidabile di commistioni locali e alla capacità inesauribile di coltivare la diversità»
 
Che ruolo hanno le pratiche artistiche contemporanee in un’epoca disorientata e incerta, dominata dalle contraddizioni? È proprio vero che gli artisti forniscono modelli di vita e soluzioni ai nostri interrogativi? Da un curatore di fama mondiale, influente e poliedrico, vulcanico e instancabile, figura centrale nel campo artistico attuale, un viaggio, messo in scena come un «romanzo di idee», in trent’anni di mostre, incontri e performance per imparare a porre domande giuste o almeno a evitare risposte sbagliate

Autore

 (1968) è tra i più celebri curatori di arte contemporanea. Nel 2009 e nel 2016 è stato considerato da «ArtReview» la personalità più influente del mondo dell’arte. Direttore artistico della Serpentine Gallery di Londra, è autore di numerosi cataloghi e libri, tra cui Fare una mostra (2014) e Vite degli artisti, vite degli architetti (2017).