Cieco

Cieco


pp. 96, 1° ed.
978-88-297-1725-5
Se è vero come osservava Virginia Woolf in Gita al faro che non ci si innamora di una persona, ma di lei e di ciò che le sta intorno, è vero altrettanto ciò che si legge in questo breve memoir di Massimo Fini, e cioè perdere la vista non è solo approssimarsi al buio, ma perdere i gesti, e insieme ai gesti anche certi sentimenti. Cieco è il racconto di una graduale e inesorabile acquisizione di impossibilità. Cieco si declina in abitudini, luoghi e persone, simbolici di una perdita. Si spera sempre che le esperienze e le conoscenze durino quanto noi, si studia e si osserva perché si sia pronti ai cambiamenti del mondo, ma non è detto che nella molta speranza che c’è al mondo ce ne sia abbastanza per noi. Di certo non sente di averla per sé chi ha scritto questo libro. Massimo Fini, con una prosa limpida, racconta, attraverso ciò che è diventato invisibile, la progressiva reclusione nel proprio corpo.

Autore

è un Premio Montanelli alla carriera. Per Marsilio ha pubblicato La Ragione aveva torto? (1985, 2014), Elogio della guerra (1989, 2011), Il denaro. «Sterco del demonio» (1998, 2012), Il vizio oscuro dell’Occidente e Sudditi. Manifesto contro la Democrazia (2002 e 2006; 2004; nuova edizione tascabile in un unico volume 2012), Il Ribelle. Dalla A alla Z (2006, 2014) – i sei volumi sono raccolti in La modernità di un antimoderno (2016, 2017) –, Il Conformista (1990, 2011), Il Mullah Omar (2011), Nerone. Duemila anni di calunnie (1993, 2013), Nietzsche. L’apolide dell’esistenza (2002, 2014), Catilina. Ritratto di un uomo in rivolta (1996, 2016), Confesso che ho vissuto (2018) – in cui sono raccolti Di[zion]ario erotico. Manuale contro la donna a favore della femmina (2000, 2014),Ragazzo. Storia di una vecchiaia (2008, 2012), Una vita. Un libro per tutti. O per nessuno (2015) - gli ultimi tre volumi sono anche raccolti in Confesso che ho vissuto (2018) -, Storia reazionaria del calcio (con Giancarlo Padovan, 2019)