Il mistero di Edwin Drood, l’ultimo incompiuto romanzo di Dickens, stupisce e disorienta, smentendo le aspettative di chi legge. Si alterano infatti i tratti distintivi dell’autore, e si svuotano di senso i temi esplorati nella sua lunga carriera.
Londra, fin qui presenza ineludibile, perde la sua centralità; l’infanzia sopravvive solo come lontano ricordo; il Natale smarrisce lo spirito di condivisione, divenendo il tempo del disordine e del perturbamento.
A Cloisterham, non più a Londra, si svolge l’azione: la città di provincia rasserenante e bonaria, e tuttavia greve di oscurità e segreti, in cui si reca Edwin Drood. Fa visita a Jasper, lo zio fine musicista e appassionato oppiomane, e incontra Rosa, in previsione del matrimonio ormai prossimo – frutto di un accordo dei padri defunti, non di una libera scelta dei due giovani. Ma Edwin scompare, senza che il romanzo incompiuto risponda alla domanda cruciale: allontanamento volontario o morte violenta? Eppure, lungi dallo scoraggiare la lettura, l’incompiutezza avvince e si carica di suggestioni, grazie alla sapienza di Dickens che dissemina indizi e stimola a indagare: a maggior ragione, di fronte a una scomparsa che snatura il Natale e infetta la benevolenza, portando il tempo della nascita sacra a coincidere con il tempo tetro del mistero.