«Conoscete che la pianta de’ miei generi teatrali è figlia dell’immaginazione e della fantasia; che l’apparecchio, e la condotta sono figli dell’arte, e vi prego a conoscere, e a confessare, che i miei dialoghi e i miei soliloqui hanno per legittimo padre il mio cuore».
Carlo Gozzi
Nel 2006, in occasione delle celebrazioni del secondo centenario della morte di Carlo Gozzi (1720-1806), la Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia ha messo a disposizione degli studiosi il Fondo Gozzi, l’archivio familiare rinvenuto nella villa patrizia di Pasiano di Pordenone e da poco acquisito. Ricco di novemilacinquecento carte manoscritte – per buona parte stese di suo pugno dal minore dei fratelli Gozzi –, esso conserva di Carlo numerosi testi preparatori, finora del tutto ignoti, di opere edite e numerosi testi inediti: commedie, atti unici, programmi coreografici, componimenti poetici, traduzioni, interventi polemici, saggi, scritture amministrative.
La ricchezza, la qualità e la novità dei materiali è tale da costringere a riaprire il cantiere degli studi gozziani. È quanto si propone questa edizione nazionale, che intende offrire i testi noti e ignoti di Carlo Gozzi in edizioni criticamente accertate, corredate dalle redazioni preparatorie e debitamente commentate.
Le Memorie Inutili ripercorrono la vita priva e pubblica dello scrittore, allora settantasettenne, dedicando molto spazio alla scena teatrale, e più in generale culturale, della Venezia settecentesca, tra le più importanti capitali europee del tempo. Il lungo resoconto autobiografico è in buona parte incentrato sulla controversa relazione amorosa dell’attrice Teodora Ricci, amica di Gozzi, con uno spregiudicato diplomatico, Pietro Antonio Gratarol, cui seguì nel 1777 uno scandalo pubblico – fuga, condanna a morte, esilio, pubblicazione di una Narrazione apologetica severa verso i suoi persecutori: istituzioni e patrizi veneziani, tra cui il “rivale in amore” – e vicissitudini varie che si prolungarono negli anni. Esso si svolge come un’accattivante ed estrosa contronarrazione letteraria, piena di personaggi e colpi di scena, sullo sfondo di una Venezia vivacissima. Sicché le Memorie inutili, scritte con stile arguto ed elegante e fine ironia, spesso velenosa, sono un libro originale e godibile anche per il lettore contemporaneo. Stesa una prima volta nel corso del 1780, ma bloccata dalla censura, l’autobiografia fu riscritta nel 1797, dopo il crollo della Serenissima e l’avvento dei francesi, quando il “caso Gratarol” tornò alla ribalta e divenne emblematico delle malefatte dell’antico regime.