Chi trasse maggior profitto dalla nascita e dalla diffusione della stampa non furono tanto i dotti, bensì gli appartenenti al vasto mondo del fare e soprattutto le donne che riuscirono a carpire, dal diluvio di opuscoli riguardanti saperi pratici, conoscenze applicabili nel quotidiano, strumenti utili per comprendere il proprio contesto di vita e interagirvi. Questi materiali non necessitavano di una lettura come la intendiamo oggi, ovvero capace di procedere passo dopo passo sino alla fine.
Si trattava per lo più di una lettura rapsodica che consentiva anche con un’alfabetizzazione ridotta di afferrare ciò che poteva essere utile alle necessità quotidiane, leggendo ad alta voce là dov’era il caso di comprendere bene o per coinvolgere altre persone.
Questo volume presenta l’offerta editoriale che si rivolgeva, tra la fine del XV e la metà del XVI secolo, a un ampio bacino di donne impegnate nei mestieri, nelle occupazioni femminili, sovente nella loro
posizione di capofamiglia, data la mortalità maschile. E ciò che preme sottolineare è che quella confidenza seppur elementare con l’alfabeto le metteva comunque in grado di farne un uso attivo nelle strategie di sopravvivenza, di mestiere e di guadagno. Era pur sempre una lettura: la lettura per fare.