«Ma già la chiarezza delle idee, la semplicità dei sentimenti, e la verità della storia mi saranno scusa e più ancora supplemento alla mancanza di retorica: la simpatia de’ buoni lettori mi terrà vece di gloria».
Ippolito Nievo
Ippolito Nievo nacque a Padova il 30 novembre 1831, morì la notte fra il 3 e il 4 marzo 1861, nel naufragio del vapore «Ercole», sulla rotta Palermo-Napoli. Visse fino ai vent’anni tra il Veneto, la Lombardia e il Friuli. L’ultimo dei tre decenni che gli toccarono in sorte - oltre alla sua partecipazione alle imprese garibaldine dei Cacciatori delle Alpi e poi dei Mille - risulta straordinariamente ricco di scrittura: poesie, collaborazioni giornalistiche, cronache di costume, drammi, commedie, tragedie, saggi letterari e politici, racconti e romanzi, fino alla grande epopea progettuale - di una vita e di una nazione - de Le confessioni d’un italiano, a compendiare e immaginare nello spazio di una lunga esistenza romanzesca l’esemplare di innumerevoli sorti individuali.
L’edizione nazionale - riconoscendo all’opera di Nievo non soltanto il suo valore, ma anche la sua rappresentatività culturale nel canone letterario italiano ed europeo - pubblica per la prima volta la raccolta completa delle Opere dello scrittore. La forma scelta non è quella monumentale di grossi tomi disposti cronologicamente o tematicamente, ma quella, agile, della collezione che presenti - nel testo critico e col corredo di un commento - le singole opere e le raccolte nella loro originale individualità.
“Ma nessun poeta letterato piange, ride, sospira e racconta con accento più commosso e veritiero della voce del popolo”
Archiviata la prima raccolta di Versi, e nel pieno della crisi delle prospettive risorgimentali successiva alla sconfitta della prima guerra d’indipendenza e al fallimento dell’insurrezionalismo mazziniano, nell’estate del 1854 il ventiduenne Ippolito Nievo pubblica su rivista un’ambiziosa riflessione sulla letteratura, gli Studii sulla poesia popolare e civile massimamente in Italia, alla difficile ricerca di una tradizione e di un fondamento per una prassi poetica che dia voce e forma a un condiviso sentimento nazionale. Sia pure in modo pulviscolare e non sistematico, la riflessione sulla necessità e i rischi del “popolare” e sul rapporto tra italiano e dialetti – unita a un crescente interesse per il romanzo storico e per il contesto internazionale – si rintraccia anche nei trenta articoli a tema letterario scritti da Nievo negli anni seguenti e qui pure raccolti, per la maggior parte recensioni a opere di poesia (tra cui Hugo e i Canti popolari greci), narrativa (Sand, Arrighi) e saggistica (Lamartine, Fanfani), ma anche riviste teatrali e pezzi aneddotici su episodi della biografia di scrittori (Dumas, Bürger).