Perché le intercettazioni continuano a essere la lingua della democrazia? Perché la distruzione di tante vite e reputazioni non basta a fermare la gogna? Alessandro Barbano risponde a queste domande con l’analisi del più disastroso terremoto giudiziario della storia repubblicana: lo scandalo del Consiglio superiore della magistratura. Attraverso documenti, testimonianze e indizi inediti, o fin qui ignorati, l’autore torna «sulla scena del delitto», nella hall dell’Hotel Champagne, dove, secondo la versione ufficiale, nella notte tra l’8 e il 9 maggio 2019, un gruppo di politici e magistrati congiurava per mettere le mani sulla procura di Roma. Un’indagine li ha smascherati, un processo rigoroso li ha espulsi. Barbano spiega perché questo racconto non sta in piedi: troppe incompiutezze legislative, azzardi investigativi, forzature istituzionali e ipocrisie giudiziarie mostrano che, con una scientifica diffusione di intercettazioni e con una narrazione rovesciata dello scandalo, si è compiuto un cambio di potere. Si aprono inquietanti interrogativi sul nostro futuro: quale democrazia può ancora esserci, se dietro l’inganno di una verità a tutti i costi si alimenta la potestà di spiare la vita altrui e di farne l’autobiografia del Paese?