Il dissesto ecologico è direttamente connesso al governo dell’acqua e dunque la scienza delle costruzioni idrauliche è la cartina di tornasole per affrontare il dibattito più ampio sui temi della conservazione e dell’uso dell’ambiente naturale e costruito.
Le opere e i piani di intervento non dovrebbero avere – sostiene l’autore – paternità ideologica; spesso invece l’ambientalismo militante è carico di pregiudizi sulle opere dell’uomo e sulla loro ingegneria – quando non funzionale a un sistema di potere trasversale di veto e di azione. D’altra parte, i disastri del fare sono quasi sempre il prodotto di un capitalismo cieco, incapace di vedere nella protezione dell’ambiente nemmeno il proprio tornaconto. Ma tali posizioni preconcette, così come ogni tesi sbagliata, non possono servire degnamente alcuna politica ambientale di qualche respiro. Per ovviare a quanto le rispettive retoriche suggeriscono, è necessario promuovere nuovi modelli di salvaguardia in cui capitalismo e ambientalismo collaborino nel formare la risposta di una società ai problemi ambientali fondamentali per la sua sopravvivenza.
Sbagliando, magari, ma dalla parte della scienza.
Questo libro è il frutto dell’esperienza di uno scienziato per una politica ambientale consapevole; un percorso a ritroso lungo la strada tortuosa verso la coscienza della crisi ecologica e climatica, con l’obiettivo di combattere disinformazione e pregiudizi.