Dopo Autointerpretazione, il testo in prosa che Däubler aveva premesso alla seconda edizione dell’Aurora boreale, esce ora nella nostra lingua la prima parte della sua straordinaria composizione, di oltre trentamila versi.
Il volume, aperto dalla presentazione di Luigi Garofalo, si chiude con un contributo di Paolo Ruffilli, al quale si deve la strutturazione metrica dei versi, come tradotti da Marcello Montalto, nella fedeltà alle rime dell’originale.
La poesia di Däubler vive costantemente in una dimensione visionaria. Pur partendo dai dati reali, a giocarvi la carta vincente è l’immaginazione, in quanto immaginare non è un occasionale e generico fantasticare, ma dare corpo di immagine a ciò che si arriva a intuire. L’aurora boreale è il segno permanente della primigenia coniugazione tra il sole e la terra, reazione elettrochimica e metafora visibile di una luce giallo-sole originaria che, mescolandosi al blu-notte del buio, produce le scie di verde-vita che la caratterizzano. Trattare in versi gli argomenti teorici è sempre difficile e Däubler, per tradurre liricamente anche i passaggi più ideologici, fa ricorso a tutti gli espedienti che la poesia offre. Nella convinzione che il ritmo sia lo strumento migliore per affrontare la sfida.