La poesia nel diritto (nell’originale tedesco Von der Poesie im Recht) è il titolo di un saggio di Jacob Grimm pubblicato nel 1816 sulla «Zeitschrift für geschichtliche Rechtswissenschaft», concepita e diretta da Friedrich Carl von Savigny, insieme a Karl Friedrich Eichhorn e Johann Friedrich Ludwig Göschen. L’autore vi escogita nuove forme di esplorazione di quel terreno arcano dove poesia e diritto, intimamente intrecciati tra loro, contribuiscono a forgiare i costumi, le consuetudini, i miti e le feste sacre del popolo cui egli apparteneva, individuato in base al criterio della lingua parlata. Mettendo a frutto la sua sconfinata erudizione, Grimm getta luce sugli apparentamenti strettissimi che connettono la dimensione poetica a quella giuridica. Paradigmaticamente comprovati dalla comune denominazione di poeti e giudici, chiamati infatti Finder– ovvero trovatori – perché entrambi trovano: nella poesia popolare quello che gli uni cantano, nella consuetudine quello che gli altri applicano.