La poesia nel diritto

La poesia nel diritto


pp. 208, 1° ed.
9788829720675

La poesia nel diritto (nell’originale tedesco Von der Poesie im Recht) è il titolo di un saggio di Jacob Grimm pubblicato nel 1816 sulla «Zeitschrift für geschichtliche Rechtswissenschaft», concepita e diretta da Friedrich Carl von Savigny, insieme a Karl Friedrich Eichhorn e Johann Friedrich Ludwig Göschen. L’autore vi escogita nuove forme di esplorazione di quel terreno arcano dove poesia e diritto, intimamente intrecciati tra loro, contribuiscono a forgiare i costumi, le consuetudini, i miti e le feste sacre del popolo cui egli apparteneva, individuato in base al criterio della lingua parlata. Mettendo a frutto la sua sconfinata erudizione, Grimm getta luce sugli apparentamenti strettissimi che connettono la dimensione poetica a quella giuridica. Paradigmaticamente comprovati dalla comune denominazione di poeti e giudici, chiamati infatti Finder– ovvero trovatori – perché entrambi trovano: nella poesia popolare quello che gli uni cantano, nella consuetudine quello che gli altri applicano.

Autore

fu patrocinatore di una germanistica dall’ampio spettro comprensivo dei diversi saperi da lui coltivati, fu anche giurista. Nato nel 1785 a Hanau, una città dell’Assia, nel 1802 si iscrisse all’Università di Marburg, dove studiò diritto sotto la preminente guida di Friedrich Carl von Savigny. Presto attratto dalla lingua e dal patrimonio letterario del popolo tedesco, tra il 1812 e il 1815 pubblicò, insieme al fratello Wilhelm, la celebre raccolta di fiabe. Elaborò la cosiddetta legge di Grimm e la propose all’interno della sua Grammatica tedesca (1819-1837). Nel 1829 ottenne una cattedra all’Università di Göttingen. Gli si devono contributi fondamentali come Antichità giuridiche tedesche (1828), Mitologia tedesca (1835), Storia della lingua tedesca (1848) e Vocabolario della lingua tedesca (1852-63). Morì a Berlino nel 1863.