Quando un evento orribile resta «incistato dentro, come un proiettile nel cervello», per sopravvivere al dolore si può parlarne, scriverne oppure confinare il ricordo in un angolo buio della mente. Nel gennaio 1945, alla liberazione del campo di Auschwitz, Luigi Ferri, che appena undicenne era stato internato a Birkenau, sceglie il silenzio. Da quel giorno cancella ogni traccia di sé, vanificando gli sforzi di studiosi, ricercatori, storici ed enti istituzionali che hanno setacciato in lungo e in largo gli archivi nazionali e le anagrafi per ritrovare il «bambino scomparso» di Auschwitz.
Frutto di colloqui privati e della scoperta di materiali inediti, in questo libro Frediano Sessi ripercorre le orme di quel bambino dalla fatidica notte dell’arresto – quando, pur ariano e cattolico, segue volontariamente la nonna ebrea – all’incontro con il medico austriaco Otto Wolken, il prigioniero che gli salva la vita e diventa per lui un secondo padre. Fino ai giorni concitati che vedono l’arrivo delle truppe sovietiche. Una testimonianza di resistenza e coraggio, resa a uno dei maggiori studiosi italiani dell'Olocausto.