L’inchiesta per chiarire le circostanze della morte del detenuto n. 46 nelle carceri della Polizia di Sicurezza di Port Elizabeth, chiusa a Pretoria il 30 novembre 1977, si era trasformata in un processo, in una «cospirazione per difendere la fine della giustizia». La sentenza finale non individuò né colpevoli né indiziati poiché il decesso «non poteva essere attribuito ad alcuna azione od omissione ascrivibile a un reato». La vittima si chiamava Stephen Bantu Biko.
Nato a King William’s Town, in Sudafrica, e cresciuto negli anni della Grande Apartheid, Biko proveniva da una famiglia xhosa di umili origini. Fondatore del movimento della Coscienza Nera, dotato di un eloquio potentissimo e di una «superba articolazione delle idee», la sua penna, «più potente di una pistola», aveva messo in crisi “il sistema”. I write what I like raccoglie i suoi scritti, i suoi interventi pubblici e le sue deposizioni in tribunale ed è considerato, assieme alla sua vita, un “testamento di speranza” da parte di tutti coloro che oggi auspicano la nascita di «una polis universale e meticcia».