Studiare il comico – capire cioè di cosa, come e perché oggi ridiamo – significa riflettere sugli equilibri, i luoghi comuni, il buon senso, il sentimento del pudore di una società. Specchio opposto e complementare del cinema dell’orrore e della sua messa in forma delle fobie del tempo, il comico è un genere e una materia in grado di rivelare i caratteri di un preciso momento storico e i modi con cui un Paese e un periodo si percepiscono. Salvo Ficarra e Valentino Picone sono nomi conosciuti da trent’anni, attivi in teatro, televisione (sino ad arrivare alla conduzione di Striscia la notizia) e al cinema, con una filmografia oggi giunta al decimo titolo. Campioni d’incasso, distintisi per la qualità della proposta e per la capacità di fare dei loro film un forum su questioni politiche, sociali, antropologiche all’ordine del giorno (dal populismo alla religione, passando per la criminalità), i due (prima da sceneggiatori, poi anche da registi) rappresentano con Checco Zalone e Paola Cortellesi una delle punte maggiormente avanzate della commedia popolare. Una coppia comica eclettica – sono anche produttori e autori per la loro Tramp ltd: si pensi al dramma Spaccaossa di Vincenzo Pirrotta, presentato alle Giornate degli autori a Venezia – e multimediale (dal palcoscenico alla serie Netflix Incastrati, dalla tv generalista al cinema), a disposizione di registi che sappiano reinventarla e sfruttarla (Giuseppe Tornatore, Franco Maresco, Roberto Andò). La carriera di Ficarra e Picone viene qui ricostruita smarcandosi da ogni preconcetto snobistico verso le forme popolari e raccontando una delle esperienze maggiormente significative e amate del cinema e della televisione italiani.