Il capitalismo della creatività

Il capitalismo della creatività

Passato, presente e futuro del diritto d'autore

pp. 320, 1° ed.
9788829790593
Vi siete mai chiesti a chi appartiene la frase che state leggendo o il brano che avete appena ascoltato? Siete sicuri di poter condividere quell’immagine sui social? Consapevoli o meno, siamo circondati dal diritto d’autore: dai film ai linguaggi di programmazione, dai libri ai giocattoli e persino ad alcuni colori, la maggior parte della cultura moderna e contemporanea non è libera da vincoli di utilizzo e non lo sarà ancora per generazioni. Sorto nell’Inghilterra del XVIII secolo per contrastare le edizioni pirata e garantire una rendita agli scrittori, il diritto d’autore ha finito per ingabbiare ogni prodotto della creatività umana. Ed è diventato un’immensa macchina da soldi per multinazionali che sul copyright hanno fondato imperi. Ma come si è passati dalla tutela del singolo a un sistema che privatizza ogni bene intangibile e crea un’incolmabile disuguaglianza fra chi lo «possiede» e chi ne «fruisce»? Nel denunciare le storture di un apparato legislativo che privilegia le grandi aziende a scapito degli individui, David Bellos e Alexandre Montagu tracciano una storia culturale e politica del diritto d’autore, dall’indignazione di Platone verso il discepolo Ermodoro, che ne aveva fatto copiare e pubblicato gli appunti a sua insaputa, alle accuse di plagio a Taylor Swift, passando per Victor Hugo, Topolino, Bruce Springsteen e molti altri, spingendosi fino alle soglie della «frontiera più nebulosa del diritto d’autore»: l’intelligenza artificiale. Descrivono, tra le altre, fan fiction e il movimento del software libero come vie alternative alla dilagante capitalizzazione dell’ingegno umano. Il risultato è un appassionante manifesto per la libertà creativa, che mira a scardinare l’impero della proprietà intellettuale, «il dominio feudale del nostro tempo».