Ritratto del regista da giovane

Ritratto del regista da giovane

Mario Martone negli anni della postavanguardia 1977-1986

pp. 224, 1° ed.
9788829790944
Nel 1977 Mario Martone, ancora liceale, inizia a costruire la propria identità di regista nel segno dell’avanguardia e della contaminazione tra i linguaggi. Questo libro racconta la prima parte della sua vita artistica e dei suoi gruppi teatrali fino a Falso Movimento, una parabola che dalle prime performance e installazioni concettuali di fine anni settanta approda al leggendario Tango Glaciale del 1982 e si conclude con l’ultimo spettacolo, Ritorno ad Alphaville, del 1986. Il percorso accosta l’esplorazione del suo archivio privato al confronto diretto con il regista, in una conversazione che prende la forma di un flusso di memoria. Alla sua voce fanno da contrappunto fotografie e incursioni su spettacoli e film successivi, che testimoniano come le esperienze maturate nel periodo della postavanguardia perdurino nel tempo. Esperienze messe a fuoco lungo l’arco di quel primo decennio in cui il giovane Martone trova nella seconda avanguardia «non padri ma fratelli», ossia lo spazio e le relazioni per poter esprimere una propria idea di teatro nel segno dello scavallamento degli ambiti artistici e di un forte senso di collettività.

Autore

 è ricercatrice in storia del teatro e tecnologie digitali per lo spettacolo presso l’Università La Sapienza di Roma, dove insegna Tecniche di scrittura intermediale per le Performing Arts. I suoi studi, caratterizzati da una forte vocazione transdisciplinare, sono incentrati sulla storia e l’estetica del teatro del Novecento e del teatro contemporaneo, sugli archivi dello spettacolo e sull’uso delle nuove tecnologie nell’ambito delle Performing Arts in un’ottica postdigitale e postumanista. È responsabile dell’Artificial Intelligence and Machine Learning Laboratory for Digital Humanities presso la Sapienza. Ha pubblicato, tra gli altri, Il teatro dell’Università di Roma 1935-1958. Crocevia di teoresi e pratiche teatrali (2016) e Performing Space. Lo spazio performativo e l’hacking digitale (2021).