Gli uomini procedono, pur faticosamente, nella direzione indicata dallo spirito che vuole farsi vittorioso sulla materialità, sospinti dalla loro essenza stellare, condivisa con il pianeta sul quale abitano, come rivela inequivocabilmente l’aurora boreale. I suoi bagliori, luccicanti nella fitta oscurità del polo nord, promanano infatti dal sole che la terra è riuscita a trattenere nel proprio interno quando è nata per distacco da questo stesso astro e mostrano altresì che essa brama a ricongiungersi al corpo infuocato in cui era inglobata: valendo pertanto quale simbolico monito a che i viventi, nonostante le rovinose cadute di individui e popoli verificatesi nella storia e protesi come devono alla completa attuazione della loro natura, continuino a lottare senza sosta per il primato dello spirito. Questo, scrive Luigi Garofalo nel contributo che apre il volume, il messaggio carico di speranza che Theodor Däubler affida ai fluviali e visionari versi del Nordlicht, in stampa nel 1910 a Monaco e riapparsi con modifiche tra il 1921 e il 1922 a Lipsia. Poco letti, hanno però avuto una risonanza tutt’altro che tenue fra gli intellettuali à la Carl Schmitt, antesignano nel celebrarli per la profondità del pensiero espressovi e la bellezza del conio ora epico ora lirico ritmato dalle rime ordinatrici. Dato il loro valore, testimoniato anche da Eugenio Montale, la collana «Firmamenti» ne propone la traduzione italiana. Basata sull’edizione di Lipsia, come questa è distribuita in due tomi, il primo dei quali, già uscito nel 2023 con le strofe di Mediterraneo, viene completato dal presente, che include quelle di Sahara. Entrambi preceduti dal libro che, sotto il titolo Autointerpretazione, oltre a contenere saggi sulla vita e la multiforme opera di Däubler, riprende nella nostra lingua il testo da lui concepito a chiarimento dell’architettura portante della sua grandiosa creazione, che andrà a corredarne la seconda stesura.