Il tentativo di Massimiliano Aloisi, eminente fisiopatologo e intellettuale del PCI, di ottenere la cattedra di Patologia generale dell’Università di Padova tra il 1957 e il 1959 è il prisma con cui esaminare il fenomeno della guerra fredda nell’Italia del dopoguerra e le contraddizioni insanabili del comunismo filosovietico. Subito dopo la rivoluzione di Ungheria, stroncata nel sangue dei martiri della libertà, e nella Padova dominata dalla DC, emergono le scelte della Facoltà medica, influenzate non solo da valutazioni di merito scientifico, ma anche da considerazioni politiche e ideologiche.
La vicenda di Aloisi racconta un pezzo di storia dell’università italiana, divisa tra istanze di rinnovamento e persistenza di logiche tradizionali, tra difesa dell’autonomia accademica e pressioni politiche esterne, tra vocazione internazionale e chiusure provinciali.insegna Fisiopatologia nella Scuola di Medicina e Chirurgia dell’Università di Padova e svolge ricerca scientifica prevalentemente nel campo della fisiopatologia molecolare del muscolo scheletrico e cardiaco. Ha pubblicato circa 150 articoli in riviste scientifiche internazionali e alcuni saggi storici sulla transizione dal fascismo al postfascismo, tra cui “Posti liberi”. Leggi razziali e sostituzione dei docenti ebrei all’Università di Padova (con G. Simone, PUP 2018) e Nell’azione, per l’azione. Massimiliano Aloisi nella Resistenza romana (1939-1945) (con E. Damiani, Marsilio 2022).