Nel 1980 la Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro organizzava la maggiore retrospettiva italiana del cinema sovietico: era l’epoca in cui si andava conoscendo l’opera di Andrej Tarkovskij o il talento di registi emergenti come Nikita Michalkov. Oggi, dopo i turbolenti anni novanta quando si è consumata la storica transizione alla Federazione russa e la morte del socialismo reale, in una situazione politica del tutto mutata, si assiste a una piena rinascita del cinema russo che si è affermato nei maggiori festival internazionali con opere come Il ritorno (2003) di Andrej Zvjagincev, Kak ja provel etim letom (t.l.: Come ho trascorso l’estate, 2010) di Aleksej Popogrebskij, Playing the Victim (2006) di Kirill Serebrennikov, Bumažnyj soldat (t.l.: Il soldato di carta, 2008) di Aleksej German jr. Il presente volume, il primo in Italia sull’argomento, analizza il passaggio dal cinema sovietico a quello russo che, a partire da una grande tradizione, ha finalmente superato un momento di appannamento produttivo e artistico. In questo cinema del terzo millennio dove forte e trainante è il ruolo delle donne registe, pochi sono i segni distintivi: molti film sono ambientati in provincia, lontani da Mosca o Pietroburgo, da nuovi ricchi, mafiosi o poliziotti corrotti; in essi alberga un sentimento quasi bucolico, colto talvolta con sguardo ironico o documentario nei confronti di una realtà difficile e complessa, ma anche, in filigrana, l’incubo della guerra e, sullo sfondo, una Russia ancora rurale, legata ancora a un passato atavico e religioso.