Saggio sulla filosofia del gusto

Saggio sulla filosofia del gusto

a cura di

pp. 120, 1° ed.
978-88-317-0737-4
Manifesto antinormativo indirizzato all'Arcadia contro la nozione di gusto esclusivo, il Saggio sulla filosofia del gusto di Cesarotti traccia un (auto)ritratto del critico e del traduttore-poeta, in cui si rileggono origine, storia e fini dell'Accademia romana nel segno dell'apertura verso i moderni. L'emergente gusto preromantico viene a conciliarsi qui con il canone razionalistico della convenienza, secondo implicite coordinate teoriche, trascelte nel dibattito europeo. Gli echi dell'estetica della fruizione di Du Bos, della nozione di sublime di Burke filtrata attraverso Helvetius, dello statuto del genio secondo Rousseau, del nesso vichiano tra poesia e barbarie si combinano con le rielaborazioni ispirate da Hume e dagli enciclopedisti. Il giudizio di gusto, permanendo nell'oscillazione tra ragione e sentimento, si sottopone alla depurazione baconiana dagli idola fino a farsi antidoto al pregiudizio e alla superstizione. Emerge così l'istanza morale che configura il dominio di un'etica del gusto in cui la figura del lettore incontra quella dell'autore.

Autore

nasce a Padova nel 1730 e compie gli studi presso il Seminario della città. Nel 1760 si stabilisce a Venezia come precettore in casa Grimani e qui traduce le tragedie Cesare e Maometto di Voltaire, pubblicate nel 1762 insieme agli scritti di carattere teorico Ragionamento sopra l'origine e i progressi dell'arte poetica e Ragionamento sopra il diletto della tragedia. La conoscenza di Charles Sackville lo introduce alla poesia ossianica, di cui si fa traduttore e a cui deve immediata notorietà. La prima edizione padovana delle Poesie di Ossian esce nel 1763, seguita da una seconda edizione accresciuta nel 1772 e dalla sistemazione definitiva nel 1801 con l'edizione pisana. Chiamato all'Università di Padova sulla cattedra di lingua greca ed ebraica nel 1768, redige il Corso ragionato di letteratura greca (1781-1784) e le traduzioni dell'Iliade. In occasione dell'aggregazione all'Arcadia accompagna l'invio a Roma del proprio ritratto e di una scelta delle proprie opere con il Saggio sulla filosofia del gusto (1785), a cui affianca nello stesso anno il Saggio sulla filosofia delle lingue. Nel 1800 ha inizio a Pisa la pubblicazione dei 40 volumi delle sue opere, che si conclude postuma nel 1813. Salutato dal proprio allievo Giuseppe Barbieri come «il letterato filosofo dell'età nostra», egli muore nella sua villa di Selvazzano, vicino a Padova, nel 1808.