Sulla tragedia e sulla poesia

Sulla tragedia e sulla poesia

a cura di

pp. 256, 1° ed.
978-88-317-0745-9
Nel 1762 Cesarotti sancisce la fine dell'Arcadia erotico-galante, dell'erudizione e più in generale del classicismo con un volume coraggioso nel quale scritti teorici, traduzioni, versi originali, costruiscono un percorso di respiro europeo. La meta è un "illuminismo della natura" che si intreccia con una teoria tragica e politica del "terrore". Le pagine di Cesarotti aprono una nuova prospettiva insieme letteraria e antropologica al cui centro non è l'«antico», ma l'«origine», non l'ordine della storia ma la libertà della natura. La trasformazione di Bruto in eroe della Patria diviene il punto culminante di un'ambiziosa e problematica architettura autoriale che dialoga con Voltaire e Rousseau dalla specola privilegiata della Repubblica veneziana. L'edizione Marsilio restituisce il progetto culturale e politico di Cesarotti nelle sue linee fondamentali, nei suoi presupposti teorici, nei suoi effetti sulla cultura successiva: dai «ragionamenti» Sopra il diletto della tragedia, Sopra l'origine e i progressi dell'arte poetica, Sopra il «Cesare» e Sopra il «Maometto», ai Jambi de poetis tragicis, alla traduzione della Mort de César di Voltaire, vero manifesto poetico e teorico, letterario e civile di una nuova idea della storia e dell'uomo.

Autore

nasce a Padova nel 1730 e compie gli studi presso il Seminario della città. Nel 1760 si stabilisce a Venezia come precettore in casa Grimani e qui traduce le tragedie Cesare e Maometto di Voltaire, pubblicate nel 1762 insieme agli scritti di carattere teorico Ragionamento sopra l'origine e i progressi dell'arte poetica e Ragionamento sopra il diletto della tragedia. La conoscenza di Charles Sackville lo introduce alla poesia ossianica, di cui si fa traduttore e a cui deve immediata notorietà. La prima edizione padovana delle Poesie di Ossian esce nel 1763, seguita da una seconda edizione accresciuta nel 1772 e dalla sistemazione definitiva nel 1801 con l'edizione pisana. Chiamato all'Università di Padova sulla cattedra di lingua greca ed ebraica nel 1768, redige il Corso ragionato di letteratura greca (1781-1784) e le traduzioni dell'Iliade. In occasione dell'aggregazione all'Arcadia accompagna l'invio a Roma del proprio ritratto e di una scelta delle proprie opere con il Saggio sulla filosofia del gusto (1785), a cui affianca nello stesso anno il Saggio sulla filosofia delle lingue. Nel 1800 ha inizio a Pisa la pubblicazione dei 40 volumi delle sue opere, che si conclude postuma nel 1813. Salutato dal proprio allievo Giuseppe Barbieri come «il letterato filosofo dell'età nostra», egli muore nella sua villa di Selvazzano, vicino a Padova, nel 1808.