Un teatro di parola, di poesia, di idee, ma anche un teatro di corpi, di passioni, di macerie... È il teatro di Pasolini, che arriva a noi con tutto il suo mistero e la sua capacità di inquietare, affascinare e interrogare il presente. Una produzione drammaturgica coltivata fin dall’adolescenza, nutrita negli anni friulani e poi sbocciata con la creazione delle sei tragedie iniziate nel 1966. Ma anche una riflessione teorica spiazzante, che si impone nel Manifesto per un nuovo teatro del 1968.
Questo volume, sollecitato da due convegni promossi a Casarsa della Delizia (dal Centro Studi Pier Paolo Pasolini) e a Bologna (dal Centro Studi Archivio Pier Paolo Pasolini della Cineteca e dal Cimes dell’Università degli Studi di quella città), presenta le riflessioni di un nutrito gruppo di studiosi attorno a questi temi, evidenziando le origini e le tappe evolutive del teatro di Pasolini, le specificità della sua opera tragica, le raffinatezza della sua teoria, le complessità degli intrecci fra il suo teatro e il suo cinema, le intersezioni con altri autori. E raccoglie gli stimoli di registi che, dopo Pasolini, hanno dimostrato e continuano a dimostrare, con esperienze diverse di pratica scenica, la fertilità, la praticabilità materiale e l’attualità di quella drammaturgia.
Un’ampia panoramica concettualmente rimeditata, che contribuisce a far chiarezza sull’originalità del teatro pasoliniano, riposizionandone il significato dentro l’opera dell’autore, nel contesto del suo tempo e del nostro, mettendone in luce il potenziale di rappresentabilità sempre aperta al futuro.