Un Italian Tabloid sui lati oscuri della nostra storia, tra Ellroy e Tarantino.
Erano sbirri corrotti, traditori della Repubblica, politici con le mani sporche di sangue, spacciatori irlandesi in affari con Cosa Nostra, ragazzi in nero pronti a tutto. Se solo un istante delle loro esistenze avesse imboccato una strada diversa, l’Italia come noi la conosciamo non sarebbe esistita…
Tra il 1954 e il 1972 questa gente teneva in pugno il Paese. Senza di loro, la Storia italiana sarebbe tutta un’altra storia. Da Milano a Roma, da Cuba a New York, un viaggio nero e amaro alle radici di un’Italia senza eroi. La storia di un Paese dilaniato dalle stragi, fatto a pezzi dalle guerre di partito, cresciuto nel sangue.
Un’Italia che ha perso il ricordo dell’onore e dell’innocenza, dove le ideologie sono andate a farsi benedire da un pezzo.
In mezzo a tutto questo si muove andrea Sterling, un personaggio che è la personificazione del male, il filtro nero che unisce i delitti più efferati e oscuri compiuti nel nostro Paese.
Hanno scritto di Confine di Stato:
<<Un noir sorprendente, messo in pagina con una prosa incalzante e martellata… raccontato con la potenza di una realtà più forte dell’invenzione>> Irene Bignardi, La Repubblica
<<Attenzione. Siamo di fronte a un libro importante e a un esordio strepitoso. Non perdetevi questo romanzo>> Valerio Evangelisti, Carmilla
<<Imperdibile. La prima parte di una trilogia scatenata, complottistica e dichiaratamente ispirata alle strategie di scrittura di James Ellroy>> Giancarlo De Cataldo, Hot
<<Un affresco potente del nostro paese a partire dal dopoguerra… Un lavoro ambizioso che ha alcuni modelli espliciti (uno su tutti American Tabloid di James Ellroy) e un’originalità che conforta scoprire in un quasi trentenne>> Pietro Cheli, Diario
<<Con un abile congegno narrativo Sarasso conduce il lettore in un viaggio irato e tempestoso, illuminato da squarci improvvisi, attraverso gli anni più difficili della nostra storia recente>> Giorgio Boatti, Il Manifesto
<<Piazza Fontana, 1969. Simone Sarasso sarebbe nato undici anni dopo. Eppure questo libro sembra scritto da chi c'era. Anzi, forse ha in più il vantaggio del distacco>> Dario Olivero, Repubblica.it