Il problema di chi entra in politica è la definizione della propria identità. Nel pensiero di Mario Monti è presente una singolare rappresentazione, per cui sarebbe preferibile se le forze politiche si allineassero secondo la loro maggiore o minore propensione alle riforme piuttosto che sull’asse tradizionale destra-sinistra.
Di questa semplificazione il Professore si serve per far coincidere la difesa delle azioni del suo governo passato
con l’adozione dell’«agenda Monti», il programma della sua coalizione. Ma se un programma lo può scrivere
chiunque, l’identità politica, in base a cui si formano le volontà dei cittadini, non si può improvvisare.
Franco Debenedetti individua nel proposito di Monti di cambiare radicalmente il discorso politico in Italia il suo vero Peccato Capitale, e lo mette a nudo in questo libro. Per comprendere la radice ideologica di questo peccato l’autore ripercorre la vita e le opere di Monti e del suo governo in relazione a fenomeni più complessi e alle loro radici storiche: l’Europa, origine e fine del governo Monti; l’ambivalenza che noi europei sentiamo tra libertà e giustizia, tra democrazia e vita morale; la contrapposizione tra euroentusiasti ed euroscettici, i quali, con grossolana approssimazione, vengono fatti coincidere con i sostenitori e gli avversari del governo Monti; una ricostruzione inedita del vertice di Bruxelles di giugno 2012, l’episodio più significativo di politica europea del governo Monti. Emerge un’interpretazione diversa della posizione di Monti nei riguardi dell’Europa, del bilancio del suo governo, di che cosa potrebbe significare una sua continuazione.
«Non basterà la “tecnica” a riformare il Paese. Si dovrà fare leva su identità molto più forti: queste, in tutta Europa, si trovano sull’asse destra-sinistra»