Fra le molte persone che intersecano la nostra vita, solo alcune vi entrano con forza, fino a cambiarcela per sempre. Non serve andare a cercarle lontano: s'incontrano fuori dall'uscio di casa. L'autore del fortunato Cuor di veneto, elegia dedicata a un popolo che fu nazione, qui riprende la saga della sua gente a cominciare da quattro veneti notevoli che ha incrociato in 40 anni di professione giornalistica. Da tutti ha imparato qualcosa e da alcuni molto, moltissimo. Il comune denominatore delle loro storie è il coraggio, talvolta applicato persino al crimine, come nel caso di Vincenzo Pipino, ladro gentiluomo di Venezia, ma più spesso al mestiere di vivere, come insegna Anna Benedetti, la mamma di Lucy, una bimba veronese affetta da una grave sindrome, che non sarebbe nemmeno nata se una luce intensa, una luce vera, non avesse illuminato la prima notte d'angoscia dei genitori dopo l'ecografia: «Mi sono sentita un leone, fortissima», ha confidato la sua mamma a Stefano Lorenzetto. Bisognerebbe dunque aggiornare la cartografia del Veneto e scriverci, come nelle antiche mappe, «hic sunt leones». Ma con un'accezione del tutto nuova: non leoni che sbranano, bensì leoni che combattono. A cominciare da quello di San Marco, il più glorioso, il più audace, il più indomito. Anche il più maltrattato.