Nel 1938 Ol'ga Berggol'c viene arrestata, con l'accusa di aver cospirato contro Zdanov, e, dopo quasi un anno di detenzione, rimessa in libertà. Come ad altri esponenti dell'intelligencija del tempo, emarginati in quanto potenziali "nemici del popolo" e poi reintegrati nell'establishment sovietico, anche alla Berggol'c viene data di nuovo l'opportunità di partecipare attivamente alla vita culturale del paese e allo scoppio della seconda guerra mondiale è assunta nella redazione di Radio Leningrado come speaker e autrice di programmi. Dai microfoni della radio, nei giorni dell'assedio, incoraggia i leningradesi a resistere in nome dell'imminente vittoria divenendo progressivamente l'emblema della stoica e grandiosa resistenza di Leningrado, mentre la propaganda ne strumentalizza l'immagine celebrandola in tutta la sua retorica. Ma, testimone tragica e insieme ambivalente del suo tempo, la Berggol'c nei 900 giorni dell'assedio registra con assoluta lucidità, minuziosamente, nelle pagine del suo diario segreto, nascosto in un cortile di Leningrado, l'angosciosa quotidianità della città con i suoi lutti, le privazioni, interrogandosi sulle laceranti contraddizioni che attraversano la società sovietica. Alternando annotazioni di carattere privato, personale, a riflessioni sulle condizioni del popolo russo e sul tragico vissuto staliniano, comporrà a poco a poco il quadro autentico di una realtà spesso deformata dalla propaganda e negata dal regime.