Chiesa cattolica e violenza, fede e militanza, Vangelo e rivoluzione. Per la prima volta si infrange un tabù: la matrice religiosa del terrorismo italiano. A ridosso del sequestro e dell'omicidio di Aldo Moro da parte delle Brigate rosse, nel 1978, il dibattito sulle origini della lotta armata di sinistra si articolò in diverse e spesso contrapposte posizioni. Rossana Rossanda sul «Manifesto» sostenne che la cultura d'origine del brigatismo fosse comunista e che le Br condividessero «lo stesso album di famiglia» del Pci. Ma ci fu anche chi, come Giorgio Bocca, si domandò se le Br non avessero invece una matrice religiosa, da lui individuata nel «cattocomunismo». Si poneva, dunque, un problema fondamentale: il nesso tra religione cattolica e violenza politica. Quando non pochi appartenenti alle formazioni armate di sinistra risultarono avere iniziato la militanza rivoluzionaria nell'associazionismo cristiano - frequentato anche durante la clandestinità - questo nesso si rivelò in tutta la sua evidenza. Tra i casi più clamorosi, Renato Curcio e Margherita Cagol, provenienti entrambi da un'educazione cristiana. Ma non solo a sinistra: anche l'estremismo e il terrorismo nero si intrecciavano con gli ambienti cattolici tradizionalisti. In questo saggio Guido Panvini fa rivivere il clima e le vicende di quegli anni, in un percorso esaustivo e documentato: dai primi anni sessanta al '77, dalle ricadute post-conciliari al conflitto in fabbrica e ai preti operai, fino agli anni ottanta. Nuovi elementi, troppo a lungo trascurati, vengono finalmente alla luce, consentendo di fare i conti con una zona d'ombra della nostra storia nazionale.