Il festino

Il festino

a cura di , introduzione di

pp. 344, 1° ed.
978-88-317-2045-8
Venezia 1754, una delle ultime sere di carnevale. Per soddisfare la richiesta della sua cicisbea, il conte di Belpoggio s'impegna, senza «aver denari», a organizzare in casa propria un trattenimento: una circostanza festevole che lascia deflagrare puntigli e vanità dei convitati. Commedia di chiusura del primo anno di Goldoni al San Luca, Il festino non propone solo la rappresentazione di una "scena" cittadina; mette altresì in tavola gli aspetti più originali del carnevale in commedia, lo spaccato psicologico e morale di alcune dinamiche sociali del Settecento veneziano, lo sfogo di un poeta che sparge sui versi un lieve pimento polemico. In particolare, data la coincidenza della stagione in cui si finge ambientata la vicenda con quella in cui la commedia viene per la prima volta rappresentata, la pièce offre a Goldoni una nuova occasione per confondere le linee di demarcazione fra Teatro e Mondo. Se la componente sperimentale fa del Festino una commedia di grande originalità, la dedica a Pietro Verri ha sullo sfondo la polemica con Chiari. Nel contesto di una discussione condotta attraverso commedie, pagine liminari, epistole in versi, poemetti celebrativi, feroci libelli, la dedicatoria al futuro fondatore del «Caffè» è passaggio obbligato nel rapporto di Goldoni con gli illuministi.

Autore

Le numerose edizioni settecentesche che s’intersecano l’una con l’altra, la mancanza degli autografi e la vastità dell’impresa di fronte alle cento e più commedie, alle decine di melodrammi giocosi, di drammi per musica e di altri componimenti teatrali, cui si affiancano poesie, prose amplissime di memoria e un cospicuo epistolario, hanno impedito fino ad ora che si affrontasse la questione dell’edizione critica delle opere di Carlo Goldoni. La cultura italiana e internazionale si era rassegnata e accomodata all’ombra della grande, meritoria fatica di Giuseppe Ortolani iniziata nei primi anni del secolo, senza, tuttavia, un chiaro progetto e senza precisi criteri filologici. Alla base di questa edizione nazionale vi è stata una preliminare indagine sulle stampe volute dall’autore dal 1750 agli anni ultimi della sua lunga vita al fine di determinare, opera per opera, i diversi stadi del testo. Da qui la presenza di un ricco apparato di varianti che illustra l’evoluzione della singola opera fino al momento in cui l’autore non impone ad essa una fisionomia definitiva. Consegnati al teatro, i testi, che erano nati per esso, riprenderanno immediatamente il loro cammino nella continua e molteplice dinamica dell’interpretazione che qui viene di volta in volta ricostruita nelle pagine dedicate alla fortuna.