«Questa non è una storia dei presidenti della repubblica. Non è neanche un libro sul capo dello Stato come interprete della Costituzione. È un saggio che racconta, da una prospettiva storica, le vicende del presidente come attore politico, la sua capacità di modificare il quadro esistente, di mutare i rapporti di forza, di imporre le sue decisioni ai partiti». Così Marco Gervasoni descrive il senso di questo libro, un importante saggio storico che giunge a colmare un vuoto. Se finora, infatti, gli studi si sono concentrati sul presidente come garante dell'unità nazionale, si impone oggi la necessità di ripercorrerne le vicende come attore politico. Partendo dalla Costituente - dove i poteri del presidente assunsero contorni indefiniti -, tutto è poi dipeso dalla figura scelta, se di partito o meno. Il libro, uno spaccato di storia dell'Italia repubblicana, racconta i presidenti e le loro relazioni con i partiti - dall'illusione della «presidenza neutra» ai primi protagonismi fino ai giorni nostri - e ne tratteggia varie tipologie: dal presidente «notaio» al «reggitore nelle crisi di sistema». Un percorso dal quale emergono risvolti inediti e non poche contraddizioni. Contraddizioni che rischiano di protrarsi - scrive Gervasoni - «almeno fintantoché non si provveda a riformare la Costituzione», così da rendere il presidente «politicamente responsabile, secondo il modello presidenziale o semipresidenziale; o almeno finché non si giunga a modificare la forma della sua investitura e a introdurne l'elezione diretta».